Mentre continua il balletto di cifre sul ventilato aumento dell’IVA, arriva il “no” secco dell’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) di Padova e della FIPE (federazione italiana pubblici esercizi) Veneto, convinte come sono, al pari della Confcommercio nazionale, che <<L’ipotesi di aumento dell’Iva di un punto percentuale per le tre aliquote produrrebbe effetti depressivi all’intero sistema economico, affosserebbe i consumi e ridurrebbe di oltre un punto percentuale il Pil azzerando le già basse previsioni di crescita della nostra economia, colpirebbe i redditi medio bassi ed indurrebbe inflazione>>.
<<Nel caso dei pubblici esercizi – afferma Erminio Alajmo, Presidente provinciale di Padova e regionale Veneto – un aumento dell’IVA avrebbe effetti pesantissimi: per non venire assorbito interamente dalle imprese, il suo costo dovrebbe essere scaricato su listini e menu, con effetti certi sull’inflazione e con conseguente compressione dei consumi in generale e in particolare nei locali di pubblico esercizio. Tale compressione si rifletterebbe sui canali ristorativi non solo nei confronti di consumi “di evasione/intrattenimento” (cene serali), per loro natura “voluttuari”, ma soprattutto su quelli altrettanto rilevanti dei consumi “di necessità” che riguardano ogni giorno migliaia e migliaia di persone>>.
APPE e FIPE ritengono, invece, preferibile eliminare deroghe e agevolazioni fiscali previste per quelle imprese che operano in mercati “protetti” (agricoltura, una certa industria, il sistema bancario, società municipalizzate e società pubbliche, ma anche sagre, circoli privati, attività commerciali del clero, ecc.). Iniziativa che potrebbe contribuire a coprire i tagli chiesti alle Autonomie Locali.
Inoltre le due sigle sindacali degli imprenditori condividono il principio di una doverosa lotta all’evasione ma ritengono che gli strumenti fino ad oggi utilizzati per descrivere il fenomeno siano inadeguati e frutto più di luoghi comuni che di indagini e ricerche attente e documentate. Sulla stampa in questi giorni opportunamente è stato fatto cenno a molteplici “meccanismi” per l’evasione ben diversi dalla mancata emissione dello scontrino e che attengono a comportamenti diversi da quelli, peraltro noti, presenti nel settore del pubblico esercizio. Ciò fa ritenere che nella stima dell’evasione bisogna tenere conto anche di quella fetta di mercato “parallela” o, meglio “protetta” che gode di facilitazioni e di deroghe (dalle sagre – più di 7000 l’anno nel BelPaese! – ai circoli, agli agriturismi, ecc.) verso la quale si dirige una buona parte delle spese “fuori casa” dei consumatori (almeno il 40% del totale!). Da qui una breve considerazione del Presidente Alajmo: <<Nel mercato, e non solo in quello del “fuori casa”, non sono più ammissibili deroghe e trattamenti di favore, per nessuno: stesso mercato = stesse regole, questo è lo slogan di APPE e FIPE>>.