Diga del Vanoi: Cristina Guarda non molla e rilancia “Intervenga l’Europa”

 

“Abbiamo combattuto sul territorio e in Regione: il primo round lo hanno vinto l’ottusità e gli interessi di chi sa solo usare ruspa e cemento. Ma la verità è come l’acqua e da Strasburgo troveremo la via per fermare lo scempio da 150 milioni di euro che chiamano diga ma che si legge partito del calcestruzzo.”
Così commenta il progetto di Diga sul torrente Vanoi l’Eurodeputata Cristina Guarda (Verdi/ALE), mentre annuncia di aver formalizzato un atto di denuncia alla Commissione Europea per il rischio di violazione di molteplici direttive europee nel progetto “Difesa idraulica e tesaurizzazione idrica tramite il nuovo serbatoio del Vanoi nel bacino del fiume Brenta”.

“La cosa più assurda, oltre alle 6 direttive europee di cui denunciamo la violazione, è che nell’atto che dovrebbe confrontare e valutare le alternative, le 4 sedicenti alternative analizzate non consistono in soluzioni al problema della gestione delle risorse idriche.. ma propongono un’unica soluzione, cioè la costruzione di dighe, variate solo per posizionamento, tipologia e volume del relativo invaso, penalizzando in maniera artificiosa l’opzione “zero” relativa al non-intervento.”

Un tema su cui si è già duramente esposta in qualità di Consigliera regionale, proponendo soluzioni alternative nettamente meno costose (6mln al posto di 150mln di euro) e molto più efficaci (potenziale di accumulo di almeno 3 volte tanto i metri cubi d’acqua promessi con la diga).
Dichiara Guarda: “Oltre al fatto che è assurdo proporre un’opera con tempi di realizzazione lunghissimi nonostante debba rispondere ad una crisi urgente, che può trovare risposta in soluzioni economiche e nel breve periodo, come la ricarica controllata… ma nel documento preliminare delle alternative progettuali (DOCFAP), prodotto dai proponenti dell’opera, abbiamo riscontrato possibili irregolarità che non tengono in considerazione fondamentali dati scientifici e sottostimano le gravi problematiche inerenti sia la sicurezza idro-geologica e sismica che per ciò che attiene ai cambiamenti climatici, a svantaggio della tutela della salute umana e dell’ambiente dell’area in questione.
Ciò, in contrasto con la Direttiva 2000/60/CE in materia di acqua e con la 2007/60/CE in materia alluvioni.”

“Inoltre – aggiunge Guarda – rientrando nei progetti sottoposti al regolamento per l’uso dei fondi del Recovery and Resilience Facility (RRF) del 2021, il progetto non dovrebbe essere autorizzato e nemmeno pensato perché non garantisce in alcun modo di tutelare da danni significativi un corpo idrico. Inoltre, il progetto non considera scenari alternativi più sostenibili, come la riduzione del fabbisogno idrico tramite miglioramenti nell’efficienza irrigua o l’uso di sistemi di ricarica di falda controllata, contravvenendo alla Direttiva 2011/92/UE, in materia di valutazione di impatto ambientale.”
Queste le regioni per le quali Guarda chiede un intervento della Commissione Europea per così garantire il rispetto delle norme UE e prevenire gravi rischi per la sicurezza pubblica e la salute umana.