Era tornato tra i paesaggi del “suo” Altipiano da alcuni mesi, a seguito del ripetersi di situazioni ischemiche che progressivamente minavano la sua autonomia. E nella sera di sabato 19 luglio, mons. Pierantonio Gios, voce e custode della storia ecclesiastica diocesana, ha concluso la sua vicenda terrena nella Casa Opera Immacolata Concezione ad Asiago.
Le esequie saranno celebrate nel Duomo di Asiago, martedì 22 luglio alle ore 16, dal vescovo Antonio Mattiazzo.
Don Pierantonio Gios era nato ad Asiago il 2 marzo 1940 ed è stato ordinato prete da mons. Girolamo Bortignon nel 1965. Dopo due anni di insegnamento in seminario Minore fu avviato agli studi universitari che frequentò prima a Milano e poi a Roma conseguendo il dottorato alla Pontificia Università Gregoriana.
Per circa quarant’anni docente di storia prima in seminario Maggiore di Padova, quindi nella sede di Milano della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e, infine, nella Facoltà Teologica del Triveneto, mons. Gios è stato per decenni bibliotecario della antica biblioteca del Seminario di Padova e da 2004 era bibliotecario ed archivista della Biblioteca Capitolare, succedendo a mons. Claudio Bellinati. Precedentemente, dal 1992, era succeduto a mons. Ireneo Daniele come segretario dell’Istituto di Storia Ecclesiatica Padovana, intessendo rapporti di amicizia e di stima con molti colleghi docenti dell’Università di Padova. Dal 1997 canonico onorario della Cattedrale (e dal 2004 effettivo).
La sua passione era la ricerca storica. Rilevante il suo apporto alla storia della Resistenza con numerose pubblicazioni che documentano il rapporto della Chiesa di Padova con le vicende di quel periodo Molti di questi contributi sono inseriti nelle collane dell’Istituto Veneto per la storia della Resistenza. Un particolare interesse riservò a studi e ricerche sulla storia dell’Altipiano di Asiago e ad alcune figure emblematiche della storia della Diocesi: il vescovo Pietro Barozzi del Quattrocento, a cui dedicò la sua tesi di laurea, ma sopratutto il card. Gregorio Barbarigo, di cui curò un’ampia edizione delle lettere; e ancora i vescovi di Padova mons. Luigi Pellizzo e mons. Flippo Franceschi e il beato Carlo Liviero, prete di Padova, vescovo di Città di Castello.
Il suo grande impegno di lavoro è stato l’insegnamento e la ricerca, svolti da prete, con grande libertà interiore.
Mons. Gios nei fine settimana saliva ad Asiago per confessare in Duomo, per celebrare ogni domenica all’Ossario dei caduti. Così per quarant’anni, fermato solo dall’ultima malattia.
Prete e uomo di cultura, ma schietto, imperioso nell’aspetto era capace di generose amicizie, nell’ambito dei paesani, dei preti, colleghi docenti, degli alunni.
L’Accademia Olimpica di Vicenza, che raccoglie studiosi illustri dell’area vicentina, lo aveva annoverato tra i suoi membri.