Fastidi giudiziari in vista per il presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo Antonio Finotti che secondo le cronache padovane potrebbe essere indagato per una intricata vicenda che ruota attorno all’ipotesi di una elusione fiscale da 500 milioni di euro. Tutta colpa di un ormai ex dipendente della fondazione, secondo quanto ricostruito dai vertici di palazzo del Monte di pietà alla Guardia di finanza.
«Per quanto riguarda le dichiarazioni annuali degli anni 2007-2012 -spiega in merito alla vicenda una nota ufficiale della fondazione -, firmate dal presidente, correttamente predisposte nel loro contenuto e oggetto di puntuale pagamento delle imposte dovute, non sono state inoltrate all’Agenzia delle Entrate per un inadempimento imputabile esclusivamente ad un dipendente (ormai ex dipendente), all’epoca dei fatti responsabile amministrativo e incaricato degli adempimenti fiscali e contributivi. Agli organi di controllo, interni ed esterni, della Fondazione, il dipendente aveva prodotto false comunicazioni di trasmissione delle dichiarazioni fiscali. Tutto ciò non si è accompagnato ad evasione fiscale alcuna (e ne dà atto il verbale finale della Gdf), né ad alcun approprio indebito di denaro da parte del dipendente. Il secondo rilievo – continua la nota – riguarda un’opinabile interpretazione giuridica della Guardia di Finanza, peraltro dipendente da una impostazione di carattere nazionale, secondo la quale la vendita di titoli azionari effettuata dalla Fondazione nel 2005, si sarebbe invece giuridicamente perfezionata nel 2006 e nel 2007, quando dette agevolazioni non esistevano più. Detta interpretazione non è condivisa dalla Fondazione e sarà contestata con adeguate argomentazioni giuridiche. La vendita dei titoli azionari – continua la nota – era stata peraltro preventivamente sottoposta al ministero del Tesoro, ora Ministero dell’Economia e delle Finanze, organo di vigilanza, che l’aveva esaminata ed autorizzata».
Secondo la Fondazione l’operazione sarebbe stata poi riportata nel bilancio d’esercizio. «La Fondazione aprirà ora un confronto giuridico con l’Agenzia delle Entrate – spiega il presidente Finotti, che non commenta la sua iscrizione sul registro degli indagati – , consapevole che non si tratta di dimostrare un comportamento corretto nel pagamento delle imposte, ma anche di difendere l’interesse del territorio che richiede la difesa di un patrimonio socialmente destinato».