Una tappa decisiva verso la realizzazione di energie alternative arriva dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista «Nature Chemistry» (doi:10.1038/nchem.761) e coordinato dalla Dr.ssa Marcella Bonchio della sezione padovana dell’Istituto ITM-CNR, e dal Prof. Maurizio Prato del Centro di Eccellenza per le Nanotecnologie dell’Università di Trieste. Il progetto ha coinvolto i ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova, del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Trieste, dell’Università di Bologna, la SISSA e il Sincrotrone di Trieste.
La natura, da almeno due miliardi di anni, grazie al ciclo della fotosintesi clorofilliana, usa l’acqua per produrre ossigeno e convertire anidride carbonica in energia e nutrimento. I ricercatori di Padova e Trieste hanno isolato, per la prima volta, un materiale catalitico unico nel genere, poiché costituito da un centro reattivo posto sulla superficie di nanotubi di carbonio dove quattro atomi di rutenio instaurano un’azione sinergica tale da gestire la trans-locazione di atomi ed elettroni a bassa energia. Il catalizzatore sintetico è funzionante in ambiente acquoso anche attivato da luce visibile attraverso sensibilizzatori antenna.
La scoperta di questo catalizzatore, che ha caratteristiche analoghe al sistema naturale della fotosintesi clorofilliana segna un punto di svolta importante nella ricerca di sistemi capaci di attuare la fotosintesi artificiale finalizzata alla produzione di idrogeno.
Se trasferito in un dispositivo elettrico, la prospettiva per la costruzione di un generatore di idrogeno ad alta efficienza che impiega acqua ed energia solare diventa una possibilità concreta.
La ricerca, che apre nuove vie alla possibilità di fonti energetiche rinnovabili e compatibili con l’ambiente in alternativa ai combustibili fossili, fa parte del progetto strategico Helios finanziato dall’Ateneo patavino, e del progetto Prin 2008 finanziato dal Miur, di cui il prof. Maurizio Prato è coordinatore nazionale.