Si sono mossi per primi con il candidato presidente della Giunta e per primi presentano anche la lista al completo dei candidati alle regionali nel collegio di Padova. Certamente quelli del Movimento 5 stelle fanno le cose presto. Il 21 settembre (sempre più probabile che si voti in quella data) sapremo anche se hanno fatto le cose per bene, che come dice il proverbio, raro avviene. Enrico Cappelletti, candidato alla poltrona che appare saldamente sotto le terga dell’attuale presidente Luca Zaia, ha presentato questa mattina la squadra che lo sosterrà nella città del Santo. Un gruppo di uomini e donne che più eterogeneo non si può. E tra cui spiccava Simone Borile in mezzo ad una pletora di sconosciuti: ma è colpa mia che ormai da ex giornalista da anni non seguo più le cose della politica provinciale come un tempo. E così non conoscevo tale Tognon da Mestrino, che pare, a sentirlo parlare, sia stato l’artefice di un boom elettorale nel paesone alle porte di Padova, risultato che ha rivendicato da capolista (il più votato sulla piattaforma Russeau) i meriti di un rotondo 11 per cento (534 voti totali) “Uno dei risultati più alti d’Italia” scandiva il candidato che però non risulta essere entrato in quell’assemblea comunale.
Poi è stato il turno di “Borile Simone” come si presenta l’ex candidato sindaco a Padova nel 2017 (col Movimento 5 stelle a sfiorare i 5000 voti al primo turno), forte di un curriculum di plurilaureato e rettore di una università privata, caso più unico che raro nel Movimento dei Di Maio e Taverna vari. Borile Simone ha spiegato con chiarezza i punti della sua azione che saranno il contrasto all’inquinamento (con lunga discettazione sull’affare Pfas), attenzione alla pulizia anche delle infiltrazioni malavitose, attratte dalla crisi delle imprese venete che vanno protette, secondo l’ex consigliere comunale. Dopo Borile è stato il turno di una candidata della zona termale di cui mi sfugge il nome, che non è nata in Veneto “ma mi piace tanto il vino e le sarde in saor”, e di un altro esponente, aspirante consigliere regionale che ha spiegato come abbia depositato un’istanza al garante della privacy poichè, a suo dire, l’inrocio dei dati di chi viene trovato positivo al Covid19 non si può fare. Poi mi scuseranno quei pochi che sono arrivati sin qui se mi sono perso gli interventi degli altri candidati, ma per arrivare puntuale alla conferenza stampa, avevo saltato la colazione. Scendendo le scale di palazzo Moroni riflettevo su quanto avevo appena visto e sentito: un Enrico Cappelletti calmo al limite del soporifero, rischia di non bucare lo schermo negli ancora importanti confronti televisivi, utili ai quel terzo di veneti che non voterà Zaia nello scegliere il meno peggio tra i contendenti.
Lo spontaneismo di taluni auditi questa mattina farà tenerezza, ma è anche il segno che il Movimento 5 stelle sa ancora rastrellare pezzi genuini di popolo, a guardare il bicchiere mezzo pieno, che è rimasta una compagine di personaggi un po’ strani tipo club esperantista, a guardare il bicchiere mezzo vuoto. Comunque sia la democrazia è anche questo: metterci la faccia e non aver paura della figuraccia. Che a guardare certi sondaggi, non è manco una ipotesi così remota.
Alberto Gottardo