Un appuntamento speciale con gli Expo Days, da annotarsi sulla propria agenda: mercoledì 11 (ore 17, Orto Botanico, Sala Convegni del Giardino delle Biodiversità, ingresso libero) si parla dell’ «atomo nel piatto», andando alla radice – con particolare attenzione alla biodiversità – degli alimenti che arrivano nelle nostre tavole. Cosa mangiamo? Da questa domanda muovono gli interventi di Piero Martin e Alessandra Viola
Le parole atomo, nucleo e radiazione incutono timore e sono spesso associate a energia, medicina, telecomunicazioni, eppure sono presenti ogni giorno sulla nostra tavola e probabilmente sempre più lo saranno in futuro. La fisica nucleare trova larga applicazione in agricoltura, nella tutela dell’ambiente e in generale in quasi tutta la catena alimentare e, in un modo o nell’altro, l’atomo è nel nostro piatto. I contenitori dei cibi deperibili che acquistiamo al supermercato sono stati probabilmente sterilizzati con radiazioni ionizzanti, prodotte in processi nucleari.
Con le radiazioni si distruggono insetti, muffe e batteri responsabili del deperimento dei cibi e si rallenta la maturazione di frutta e verdura per impedirne la germinazione (questo tipo di radiazioni sono usate anche per conservare il cibo degli astronauti). Sempre le radiazioni ionizzanti sono alla base di diverse tecniche antiparassitarie che aiutano a debellare una piaga endemica per l’agricoltura africana come la mosca tsetse, che si stima abbia da sola prodotto danni economici per quattro miliardi e mezzo di dollari. I traccianti radioattivi, oltre che per lo studio dell’impatto e della distribuzione dei fertilizzanti, si usano anche per seguire il corso delle acque e ottimizzare i sistemi di irrigazione. Curioso l’aneddoto che riguarda George de Hevesy, chimico ungherese pioniere nell’uso dei traccianti radioattivi, che usò proprio un tracciante per scoprire che la sua padrona di casa riciclava il cibo avanzato per preparargli delle sbobbe immangiabili, inchiodandola così alle sue responsabilità di pessima oste! Le radiazioni ionizzanti sono usate anche per indurre mutamenti genetici nelle specie vegetali: l’esempio del grano Creso, realizzato dall’Enea quarant’anni fa e ancora oggi largamente coltivato in Italia, è solo uno dei molti possibili. Anche la FAO, insieme all’Agenzia internazionale dell’energia atomica (IAEA), ha un programma denominato “Atoms for food: Nuclear Techniques in Food and Agricolture” che mira a migliorare la sicurezza e la sostenibilità delle strategie agricole e alimentari attraverso l’uso di tecniche nucleari. Le radiazioni emesse dagli atomi di cibo e piante permettono poi di verificare la qualità dei formaggi, dalle mozzarelle all’asiago o di insaccati, prosciutti e carni o anche – quando misurate su larga scala attraverso satelliti o rivelatori installati su aeroplani – di monitorare la crescita e la salute delle colture, di predire i raccolti e di anticipare possibili problemi. Atomi nel piatto, quindi. Tanti, e utili. Ed è importante conoscerli e talvolta superare pregiudizi. La conversazione sarà dedicata ad illustrare alcune di queste applicazioni, con un’attenzione particolare sia alla spiegazione dei principi fisici che all’attualità. La dialettica tra una competenza giornalistica e una scientifica darà l’opportunità di utilizzare un approccio interdisciplinare che partendo dalla tematica alimentare – centrale per EXPO – consenta al pubblico di approfondire le proprie conoscenze in un campo che spesso si ritiene ostico come quello della fisica nucleare e di scoprirne applicazioni del tutto inaspettate.
Piero Martin. È professore di Fisica sperimentale al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova ed è ricercatore presso il Consorzio RFX. Già responsabile scientifico dell’esperimento padovano RFX, è oggi responsabile di una task force europea su esperimenti di fusione termonucleare controllata, che coinvolge tre grandi esperimenti in Germania, Svizzera e Gran Bretagna promossa dal Consorzio EUROfusion. È Fellow dell’American Physical Society. È
autore de “L’era dell’atomo” (con A. Viola, Il Mulino 2014).
Alessandra Viola. Dottore di ricerca in scienze agrarie e ambientali, è giornalista scientifica e collabora con «L’Espresso», «la Repubblica», «Il Sole 24 Ore», la RAI, il CNR. Nel 2013 ha vinto il premio per la divulgazione scientifica dell’Associazione italiana del libro. È autrice di «Verde brillante» (con S. Mancuso, Giunti, 2013, tradotto in spagnolo e in tedesco) e “L’era dell’atomo”
(con P. Martin, Il Mulino 2014) e produttrice di cartoni animati a sfondo sociale (Giovanni e Paolo,
sulla storia dei giudici Falcone e Borsellino, e La missione di 3P, sulla vicenda di Padre Pino Puglisi)
per la RAI. È docente alla Luiss.