Tasse, tasse e ancora tasse. Per tutti, ma per chi ha un figlio all’università, la stangata, tra test d’ingresso e iscrizioni vere e proprie, è appena dietro l’angolo. A spanne si va dai 500 a più di 2mila euro all’anno a seconda delle fasce di reddito Isee in cui rientra la famiglia e che varia a seconda che si frequenti al Nord piuttosto che al Sud o che si scelga una facoltà scientifica piuttosto che umanistica.
Costi pesanti per le famiglie che, escluse le circa 100mila che possono beneficiare di borse di studio, dallo scorso 14 luglio devono fare i conti con il decreto che ha aggiornato gli indicatori Isee e l’importo minimo di quelle per il 2014/15, che ora ammontano a 1.925,37 euro per gli studenti in sede, 2.816,04 euro per i pendolari e 5.108,14 per i fuori sede.
“Il problema – spiega Fabio Di Stasio, direttore di Artigianfidi Padova e presidente dell’Upi, l’Unione Provinciale Imprese – è che forse non tutti sanno che, a prescindere dal reddito o da altri requisiti, per tutti c’è però la possibilità di scontare dalle imposte le spese sostenute per gli studi universitari dei figli che vengono ricomprese nella detrazione diretta del 19 per cento”.
Lo sconto fiscale – che vale anche per i test d’ingresso dei corsi a numero chiuso e per le spese di affitto degli studenti fuori sede – è applicato al reddito dell’anno in cui viene effettuato il pagamento, secondo il principio di cassa.
“Quanto dunque si paga nel 2014 – continua Di Stasio – si tradurrà in detrazioni nella denuncia da presentare nel 2015. E qui cominciano le nostre preoccupazioni”.
Già, perchè dopo il taglio operato sulle detrazioni delle assicurazioni vita, il Governo, a caccia di soldi, potrebbe agire anche su questa detrazione.
“Siccome al peggio non c’è mai limite – puntualizza il presidente dell’Upi – non vorremmo che anche questa detrazione, peraltro modesta se si considera che incide per un solo quinto del totale speso, fosse nel mirino del ministro Padoan che invece dovrebbe impegnarsi di più nel taglio degli sprechi”.
Ma Di Stasio non si limita ad alzare una barricata nei confronti di un ipotetico taglio. Ci salta direttamente sopra.
“Il nostro è un Paese davvero strano – conclude il direttore di Artigianfidi Padova – che a parole dice di voler sostenere i giovani nel loro percorso formativo, ma poi fa poco per passare dalle parole ai fatti. Se l’intenzione è quella di formare una classe dirigente all’altezza dei tempi, Renzi dovrebbe pensare di detassare completamente i costi universitari. Non solo dunque quel 19 per cento, ma fino ad un tondo 100 per cento, magari subordinato all’impegno degli universitari: esami in regola 100 per cento, poi percentuale a scalare a seconda del ritardo”.
Una sorta di borsa di studio, insomma, aperta a tutti e con l’unica discriminante della voglia di fare e di concludere gli studi.