“Credo che l’ipotesi di vendere gli asset produttivi per ridurre il debito pubblico sia una ipotesi inquietante”. A dirlo il vice presidente nazionale di Federcontribuenti Marco Paccagnella, all’annuncio da parte del premier Mario Monti di una operazione di riduzione del debito attraverso la costituzione di una super SGR in cui confluirebbero le partecipazioni comunali e regionali, ad esempio in ex municipalizzate.
“Se l’Italia fosse una azienda un piano del genere verrebbe immediatamente bocciato dalla banca che gli ha erogato il credito – analizza Paccagnella – perché vendere gli asset che producono reddito invece di rottamare quelle enormi parti del carrozzone Italia che costituiscono un costo enorme? Mi riferisco in particolare alle aziende speciali che hanno reso comuni, provincie e Regioni delle sorta di Iri in miniatura, portando sull’orlo del fallimento ad esempio il comune di Parma. Prima di vendere le società private controllate dal pubblico sane, sarebbe auspicabile chiudere quelle malate. Altrimenti si rischia che l’Italia faccia la fine della sua compagnia aerea di bandiera, con i debiti lasciati nella “bad company” di proprietà esclusiva dei cittadini italiani, e la “good company” costituita dalle ex municipalizzate, e magari fette di Eni e Finmeccanica come dessert vengano servite al tavolo dei vincitori della guerra finanziaria in atto, con la germania a capotavola”.
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