Il suicidio del titolare e i ripetuti furti non hanno fermato i lavoratori dell’Editoriale Zanardi di Padova, che si sono costituiti in cooperativa e hanno deciso di rilanciare l’azienda. Ma le promesse del Ministero dello sviluppo economico sono rimaste sulla carta e ora c’è il rischio effettivo che l’azienda perda clienti, commesse e credibilità. Sul piatto mancano un prestito-ponte di un milione di euro e tutto il peso del Ministero, che dopo aver manifestato la propria disponibilità a interessarsi della vicenda si è ritirato alla chetichella. I lavoratori sono anche stati intervistati in diretta da Ballarò martedì sera, ma la situazione è ancora in stallo.
A puntare il dito contro la manovra di smarcamento del Mise è la parlamentare veneta del Movimento 5 Stelle Gessica Rostellato, che a luglio aveva partecipato all’incontro sul futuro della Zanardi tenutosi negli uffici del Ministero.
All’incontro avevano partecipato il responsabile dell’unità vertenze sindacali del Mise, Giampietro Castano, la parlamentare, il presidente della Federcontribuenti Marco Paccagnella e Mario Grillo, ex amministratore delegato della Zanardi. La riunione era servita a far capire al Mise quanto sia importante portare avanti il lavoro dell’azienda, quanta competenza e professionalità vi sia nei dipendenti, che non hanno accettato di veder chiudere la loro azienda, e quanto prestigio sia riconosciuto dalle aziende estere alla professionalità della Zanardi. Tutto sembrava poter trovare una soluzione e il Ministero aveva dato la propria disponibilità a ricercare una strada percorribile.
«Sono passati tre mesi da quell’incontro e gli uffici del Mise non ci hanno più dato alcuna risposta – rivela però la parlamentare veneta del Movimento 5 Stelle – neppure il funzionario ci risponde più e nessuno si fa trovare al Ministero. Vorrei sapere a questo punto a cosa serve un Ministro dello sviluppo economico se siamo di fronte a una ditta che vuole sopravvivere e non trova alcun sostegno».
C’è da sottolineare infatti che la Zanardi, grazie alla qualità del lavoro svolto e alle potenzialità espresse da sempre, ha commesse e clienti. Ma serve liquidità per rimettere in moto la macchina e il prestito-ponte di un milione di euro preventivato a luglio diventa a questo punto indispensabile.
«L’ottimismo dei mesi scorsi si sta trasformando in apprensione – spiega Rostellato – perché il tempo passa e ogni giorno che aggiungiamo a questo stallo rende meno probabile la ripartenza dell’azienda. I funzionari del Mise passano il loro tempo fra un tavolo di crisi e l’altro, a tagliare e licenziare, ma non perdono neppure un minuto per la Zanardi nonostante i lavoratori siano pronti a salvare l’azienda».