“C’è un Veneto che non va in ferie per non fallire, per non chiudere definitivamente a settembre. E noi vorremmo che un giorno della settimana di Ferragosto i nostri parlamentari lo passassero sulla prima linea della trincea della crisi. Per questo abbiamo mandato trenta inviti ad altrettanti parlamentari veneti per un giro sulle terre dell’ex miracolo del Nord Est. Vedremo chi risponderà”. L’appuntamento è per giovedì 16 agosto, ed a lanciarlo è Federcontribuenti Veneto che ha mandato oggi 30 inviti ad altrettanti parlamentari eletti in Veneto di tutti i partiti politici. L’organizzazione di difesa dei cittadini e delle imprese dalle vessazioni di fisco e banche ha registrato la disponibilità di una dozzina di imprenditori veneti in crisi che sono disponibili ad aprire le porte della propria attività anche all’indomani del giorno in cui tutti vanno in vacanza. La parola d’ordine è “Aprirsi per non chiudere per sempre”.
“Abbiamo decine di casi di imprenditori che rischiano di chiudere entro i prossimi tre mesi perché sono presi tra due fuochi: il fisco e le banche – continua Paccagnella – ed è evidente che l’ultima spiaggia è la politica, che può ricondurre le istituzioni finanziarie ed Equitalia a più miti consigli. Per cui abbiamo deciso di gettare un ponte tra i parlamentari del territorio e gli imprenditori. Speriamo che il nostro grido di aiuto, il nostro Sos venga raccolto”.
Tra le aziende che verranno fatte scoprire da Federcontribuenti ai parlamentari veneti ce ne sono di emblematiche. Come quella di Lughetto di Campagna Lupia di proprietà di Sauro Sartori, nostro associato che ha raccontato la crisi ai giornalisti dell’emittente televisiva tedesca ZDF: travolto dalla crisi dell’edilizia l’imprenditore che da anni gestisce una azienda di noleggio e vendita di impianti sollevatori e piattaforme aeree per i cantieri ha raccontato quanto sia difficile resistere al declino del nostro paese proprio a causa della sordità di fisco e banche. “Sauro è un uomo coraggioso – spiega Paccagnella -, si trova pressato da banche ed Equitalia che non capiscono che il ritardo nei pagamenti di quanto dovuto derivano dal fatto che con i pagamenti degli appalti pubblici fermi e la stagnazione del mercato immobiliare, trattare un’azienda come se la crisi non esistesse è come chiedere ad una persona che si è fratturata una gamba di correre la maratona”. Altri casi sono quelli di un imprenditore di Creazzo (Vicenza) che ha da anni una attività di scuolabus e trasporto pubblico che lavora con comuni e aziende opspedaliere della zona. Dati i ritardi ormai cronici dei pagamenti degli enti pubblici, l’imprenditore si è visto pignorare uno degli scuolabus e se non interverrà un ravvedimento di Equitalia rischia a settembre di non avere un mezzo vitale per continuare a lavorare e cercare di tiare avanti. Un’altra azienda in ginocchio per la cecità della burocrazia è quella di Roberto M., titolare di una impresa con sede a Vigonza: sta aspettando da più di un anno 50mila euro dalla Regione per il rifacimento degli argini di un torrente a Belluno e rischia di vedersi chiudere fidi e mutui dalle banche che ormai hanno smesso di sperare che l’amministrazione pubblica paghi.
“Di storie del genere ce ne sono moltissime – conclude Paccagnella – crediamo che sia ora che qualcuno ci dia una mano a difendere queste persone che hanno l’unica colpa di credere nel proprio lavoro e di avere investito tutto nella loro impresa. Chiedono solamente di avere un po’ di tempo da parte delle banche e del fisco. Se qualcuno non metterà un freno al meccanismo perverso dei rientri dei fidi e delle riscossioni di Equitalia queste persone, e tutti i loro dipendenti, è bene ricordarlo, rischiano di essere dilaniati dal tritacarne della crisi”.
Per maggiori info www.federcontribuentiveneto.it