Nel 1987 da Trieste sono arrivati a Padova i novelli sposini Cui Hong e Jing Wen Xia. Trovarono, come racconta Cui Hong, per tutti ora “Arcobaleno” una città “viva, accogliente, piena di giovani”. Una Padova che seppe accogliere con curiosità la novità del ristorante cinese di via Marsala, lo Shanghai, tanto che la sorella di Arcobaleno aprì qualche anno dopo, al posto della decadente pizzeria “il Casonetto” di via Pontevigodarzere il “Grande Shanghai”. Paolo è stato il membro eletto con più voti nella consulta delle comunità straniere. Capace con il suo buon umore di civilizzare persino un razzista patentato come l’ex consigliere comunale Vittorio Aliprandi.
“Paolo“, all’anagrafe Jing Wen, hanno avuto due figli: Jia Sheng Xia, “Matteo”, un ingegnere informatico che lavora in una azienda di Limena e Jia Hao Xia, che sta facendo il dottorato a Shangai dopo la laurea in ingegneria idraulica a Padova.
Se la nostra città fosse stata chiusa, triste, ostile nei confronti dei suoi nuovi cittadini, forse Cui Hong e Jing Wen non sarebbero mai diventati per me e per migliaia di padovani, Arcobaleno e Paolo. Ed i loro figli avrebbero portato la loro intelligenza a crescere da qualche altra parte. Ma sono rimasti qua, padovani a pieno titolo. E invece quella Padova era una città dove poteva crescere un sogno che ha dato molti frutti. Oggi si fa festa in via Marsala. Una festa con l’auspicio che Padova sappia ancora essere una città dove sentirsi a casa. Senza aggettivi tipo nostra o loro. Semplicemente la casa di tutti.
Alberto Gottardo