Decine di agricoltori padovani a Roma, insieme ai colleghi imprenditori arrivati da tutta Italia, per dire no al Ceta, il trattato di libero scambio tra Ue e Canada che minaccia le tipicità del made in Italy e spalanca le porte all’invasione di prodotti tarocchi. Insieme a loro in piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, ieri mattina, anche amministratori padovani con la fascia tricolore per confermare il sostegno all’iniziativa di Coldiretti a difesa del legame dei prodotti agricoli di qualità con il territorio. Agricoltori e amministratori dei Comuni di Trebaseleghe, Boara Pisani, Urbana, Cinto e Saletto, accompagnati dal Presidente di Coldiretti Padova Federico Miotto, dal direttore Giovanni Roncalli, hanno raggiunto la capitale di primo mattino. Intanto molti altri sindaci hanno approvato o stanno per approvare l’ordine del giorno proposto da Coldiretti per dire no al Ceta. La delibera è già passata a Montagnana, Cittadella, San Giorgio in Bosco, San Pietro in Gu, Carmignano di Brenta, Galliera Veneta, Urbana e Rovolon. Vi sono poi almeno altre 20 amministrazioni comunali che stanno predisponendo l’ordine del giorno da approvare già nei prossimi giorni.
“Non possiamo rimanere indifferenti di fronte ad un trattato internazionale che per la prima volta legittima la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi e che meglio rappresentano il nostro settore primario, con ricadute negative dell’ordine di centinaia di milioni di euro”, afferma Federico Miotto. “Il trattato infatti non tutela la varietà e la distintività del nostro patrimonio agroalimentare, anzi dà esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali e locali. L’agricoltura padovana è fortemente minacciata da questa pericolosa deregulation un po’ in tutti i settori. Sul fronte di radicchi, ad esempio, viene tutelato solamente il radicchio rosso di Treviso mentre sono esclusi gli altri quattro radicchi prodotti in provincia di Padova. Non va meglio per il nostro prosciutto Veneto Berico Euganeo, che ha a Montagnana uno dei principali centri di produzione e che dovrà confrontarsi con le imitazioni che richiamano nomi italiani. Proprio a Roma oggi abbiamo scovato una imitazione dell’Asiago, che pure dovrebbe essere tutelato con il Grana Padano, e che invece viene scopiazzato all’estero. A rischio anche il Montasio, prodotto anche nelle stalle dell’Alta Padovana. Difficoltà anche per gli asparagi veneti, di cui Padova è fra i principali produttori, che troveranno concorrenti che sfruttano l’italian souding ingannando i consumatori. Non è un caso che tanti Comuni siano al nostro fianco, rischiamo di veder scomparire un patrimonio economico del nostro territorio”.
Sul palco a Roma insieme agli agricoltori e agli amministratori anche il Presidente del Veneto Luca Zaia. L’iniziativa di Coldiretti a Roma e il pressing di queste settimane a livello istituzionale è condivisa da una importante alleanza con altre organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che chiedono di fermare un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia. “La svendita dei marchi storici del patrimonio agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – aggiunge Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Padova – è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati cosi a chiedere le stesse concessioni. I nostri agricoltori ci chiedono di non lasciare in balia della concorrenza sleale e dell’agropirateria prodotti padovani che rappresentano il meglio del nostro settore primario. Da non sottovalutare poi il risvolto sulla sicurezza alimentare: in Canada viene utilizzato un numero rilevante di sostanze attive vietate nel Ue. Gran parte di queste sono molecole risalenti agli anni ’70 vietate nell’Unione da circa 20 anni, tra cui l’Acefato, il Carbaryl, il Carbendazim, il Fenbutatin oxide, il Paraquat l’Acido solforico per i quali, oltre all’elevata tossicità riscontrata, sono comprovati, o comunque non sono esclusi, effetti neurotossici, cancerogeni, sulla mutagenesi, sulla riproduzione e, più in generale, sugli ecosistemi In Canada, inoltre, è consentito l’uso della streptomicina impiegata per la lotta alle batteriosi delle colture, mentre in Italia l’utilizzo di antibiotici in agricoltura è proibito sin dal 1971. Analogamente nel paese nordamericano vi è un diffuso impiego di Ogm nei campi e di ormoni negli allevamenti che sono anch’essi vietati in Italia”.
Per denunciare il fattaccio è stato esibito per la prima volta su un banco della Coldiretti il “cesto degli orrori” con formaggi e salumi, realizzati già in Canada e che il paese nordamericano sarà di fatto autorizzato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo con la ratifica del trattato. Nel cesto della Coldiretti tra i vari prodotti ci sono oltre l’Asiago, Romano, Montasio, pecorino friulano, romanello, scamorze, Crotonese, Fontina, provoloncino friulano salami, cacciatore salami, veneto salami, mortadella Italia salami, prosciuttino Italia salami, soppressata salami Italia, Siciliano italian style salami, Toscano italian style salami, Napoli italian style salami e San Daniele prosciutto tutti rigorosamente prodotti in Canada. Ma nessun limite è previsto nell’intesa neppure per i wine kit che promettono di produrre in poche settimane le etichette più famose dei vini italiani, dal Chianti al Valpolicella, dal Barolo al Verdicchio che il Canada produce ed esporta in grandi quantità in tutto il mondo.
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