L’Unione Europea non scalda i cuori degli imprenditori. Non l’Europa della solidarietà e dello sviluppo dei padri fondatori, ma quella tecnocratica e inflessibile del dogma rigorista. E alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell’Ue, che comincia il primo luglio, proprio gli imprenditori mandano l’avviso: l’Europa cambi decisamente rotta, oltre l’austerità. Rilanci con forza le politiche per la crescita e la creazione di lavoro, per uscire da questa ‘eterna’ crisi economica.
Il 45,1% degli imprenditori padovani esprime un basso livello di fiducia sulla situazione attuale dell’Unione Europea (l’11,1% molto basso). La fiducia è appena sufficiente per il 29,1%, mentre risale per circa un quarto delle imprese (22,5% media, 2% alta), che vuol dire complessivamente giudizio positivo o appena sufficiente per metà degli imprenditori (53,6%). Sono soprattutto le micro e le piccole imprese (fino a 19 addetti) ad avvertire l’Ue più distante dalle proprie esigenze: il 55,3% esprime bassa fiducia (il 22% molto bassa). Viceversa, sono le imprese più grandi, oltre i 100 addetti, ad esprimere un consenso sufficiente (35,9%) o medio-alto (38,4%) verso le istituzioni di Bruxelles.
È quanto emerge dalla rilevazione sullo “Scenario economico e le sfide per l’Europa”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confindustria Padova, prima del voto del 25 maggio, su un campione di 316 imprese.
Non una bocciatura del progetto europeo, ma un sentimento di delusione per l’attuale volto dell’Unione, giudicata rigida e lontana dai veri bisogni di cittadini e imprese, inefficiente e burocratica, soprattutto nella gestione della crisi. E un conseguente avviso al nuovo Consiglio europeo a un deciso cambio di rotta.
Quanto alle azioni per un’«Europa della crescita e della competitività industriale», gli imprenditori pongono in cima alla road map la richiesta di più convergenza nelle politiche di bilancio e armonizzazione fiscale tra i Paesi membri (48%), seguita da interventi che garantiscano più flessibilità del mercato del lavoro (35,9%) e un più convinto supporto all’industria manifatturiera attraverso una politica industriale europea, un vero industrial compact (32,7%). Con percentuali vicine a 1/3, seguono la semplificazione dell’accesso a bandi e finanziamenti per le Pmi (29,7%), decisiva ai fini del miglior utilizzo dei fondi strutturali 2014-2020, più coordinamento ed efficacia su sicurezza, immigrazione e politica estera (29,7%), più efficienza delle istituzioni europee, Commissione e Consiglio (27,1%) e finalmente un salto di qualità nell’integrazione politica, verso gli Stati Uniti d’Europa (24,8%). Seguono l’accelerazione delle politiche per l’innovazione e più investimenti in ricerca e sviluppo (19,6%) e, significativamente in coda, più rigore della finanza pubblica (16,3%).
«Gli imprenditori guardano a Bruxelles con pragmatismo e senza retorica. Non chiedono meno, ma più Europa, ma che sia un’Europa votata al rilancio della crescita e del lavoro – commenta il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin – che spezzi la spirale tra austerità ossessiva e arretramento delle economie, rilanci con forza politiche per gli investimenti e l’occupazione, dia all’unione monetaria il senso di solidarietà e di appartenenza di una vera unione economica e politica. Un’Europa che rimetta al centro l’impresa, concentrando gli sforzi a sostegno della competitività industriale, con politiche integrate su energia, clima, concorrenza, ricerca, tassazione che diano un vantaggio competitivo alle nostre imprese e non un handicap. Solo così potremo batterci da global player».
«Oggi non vedo alternativa – insiste Pavin – se non lavorare, nel rispetto degli accordi europei, per allargare lo spazio di flessibilità sensata di bilancio, orientata alla ripresa degli investimenti. Il primo passo e il segno concreto di svolta, è escludere gli investimenti e i pagamenti della Pubblica amministrazione dal calcolo del deficit, in cambio di una forte scossa in Italia che attraverso le riforme riduca drasticamente il debito e mobiliti risorse per una crescita più sostenuta, senza nuove manovre depressive».
«Confidiamo che il semestre di presidenza italiana dia un contributo decisivo a questa svolta, ne intravediamo le premesse – conclude il presidente di Confindustria Padova -. Per farlo, dobbiamo mettere sul piatto le riforme fatte prima in casa nostra. In questo senso, vanno gli auguri di buon lavoro al presidente Renzi e al nostro governo».