Ottima l’impostazione grafica, pessima la figura sul piano morale e culturale. E’ un autogoal di successo la scelta di intitolare alla Gaetana la festa provinciale della Lega Nord. Successo perchè la campagna grafica è ottima, la scelta di fare un lancio che ne facesse parlare (e questo articolo forse premia ulteriormente questa strategia) tecnicamente ineccepibile. Ma scoprire che dietro alla rievocazione della Gaetana c’è la Lega Nord fa cadere oltre al velo anche le braccia a chi conosce la storia del donnone in bicicletta diventato proverbiale. Perchè a ben guardare, se la Gaetana fosse in giro per le strade oggi, probabilmente i leghisti non la tratterebbero con simpatia. Parlerebbero di degrado, la scaccerebbero come un cane, lei e il piccolo gruppo di disperati che, come mi raccontava un giorno il maestro Gioacchino Bragato, la Gaetana era solita sfamare condividendo con loro il contenuto di una grossa gavetta che riempiva con ciò che i cuochi dei ristoranti della piazza le donavano. Gaetana, racconta Gianni Trivellato in questo interessante articolo, “parlava pochissimo, per la verità nella maggioranza dei casi imprecava. Lo faceva soprattutto nei confronti dei ragazzini che al suo passaggio la sbeffeggiavano, oppure all’indirizzo delle auto, verso le quali spesso e volentieri alzava minaccioso un dito, come una sorta di anatema per un mondo che sembrava non le appartenesse affatto”. Sbeffeggiata all’epoca, sarebbe trattata probabilmente peggio, da chi nemico dei deboli e degli afflitti, pretende, e spesso ci riesce anche, parcheggiare l’auto fin sotto l’orologio di piazza dei Signori fermo a causa dell’incuria, in una città amica delle auto e nemica spesso degli uomini e delle donne che vivono ai margini. Come se la povertà e l’essere brutti e sporchi com’era la Gaetana, fosse una colpa.
Alberto Gottardo