Riceviamo e pubblichiamo:
I sindaci e la voce dei territori
Perché un documento politico, in vista del congresso regionale, a firma dei sindaci delle quattro città capoluogo del Veneto governate da esponenti del PD? Innanzitutto perché noi sindaci conosciamo la nostra terra e qui abbiamo radici. Viviamo con i cittadini e lavoriamo per i cittadini. Siamo legittimati da un voto popolare, trasparente e democratico. Siamo esponenti e interpreti credibili del territorio, delle sue sfide, dei suoi problemi. Vogliamo rinnovare nella nostra regione un partito che non deve essere romanocentrico e sordo alle voci dei territori. E vogliamo, con questo rinnovamento, dare anche un contributo alla costruzione del PD nazionale in una logica di valorizzazione del protagonismo del territori: come d’altronde dichiarano entrambi i principali candidati alla segreteria nazionale. Indichiamo la necessità di sottrarre la scelta fondamentale del segretario regionale a logiche correntizie non adatte alle sfide del nostro tempo, così come a ragionamenti di natura extraveneta. La scelta del segretario regionale deve rispondere alle richieste del territorio, non di Roma. Un segretario deciso dai veneti risponderà al territorio, quello deciso in accordi “romani” risponderebbe alle componenti nazionali.
Il Veneto come Frontiera
Il Veneto oggi appare come una frontiera, anzi come la più avanzata frontiera di sperimentazione dei processi di trasformazione del nostro paese. Il Veneto è frontiera del lavoro e dell’impresa, conoscendo meglio di altre regioni le insidie della crisi per le piccole e medie imprese, i deficit infrastrutturali che penalizzano la nostra economia, ma anche le opportunità date dall’innovazione e dal coraggio di intraprendere. Il Veneto è frontiera delle nuove domande di sostenibilità ambientale dello sviluppo e qualità della vita: una terra segnata da una crescita formidabile ma anche incontrollata oggi può ripensare la propria crescita guardando agli stimoli della green economy e a nuove e più efficaci capacità di regolamentazione dello sviluppo. Il Veneto è frontiera della convivenza e delle implicazioni di una difficile ricerca della mondialità, avendo accolto in tempi molto accelerati un’immigrazione di proporzioni ormai europee. Ed è questa terra, generosa ma esigente, a poter sperimentare più e meglio di altre l’equilibrio necessario tra il valore di regole chiare e valide per tutti, da applicare concretamente e non solo sulla carta, e l’idea di una società aperta, che non abbia paura del futuro e delle sue sfide. Questo Veneto, il Veneto delle autonomie e dei territori, è in grado di andare oltre le logiche ingessate della politica nazionale. Il Veneto protagonista economico può e deve trovare una capacità di leadership culturale e politica, per iniziare finalmente a incidere nelle scelte strategiche del Nord e in quelle nazionali.
Il PD Veneto e la sua vocazione
C’è un lavoro immenso di conquista da fare tra i giovani, di alleanze da costruire con i diversi ceti sociali, un lavoro enorme di informazione, di comunicazione, di costruzione di una fiducia che ora appare assolutamente insufficiente e discontinua, perché troppo legata a singoli episodi emotivi. E il PD non può essere rassegnato al ruolo della minoranza. Deve costruire con convinzione la propria vocazione di governo, forte delle vittorie ottenute, e ripetute, in diversi e difficili territori veneti, in città che tornano oggi protagoniste dello sviluppo veneto e italiano e che sempre più rappresentano per i cittadini non solo un riferimento ma anche un modello amministrativo. Serve una coraggiosa apertura ad alleanze innovative che consentano al PD di arrivare a governare i processi e le sfide di oggi e del domani: per un Veneto che ha necessità di continuare a crescere, ma deve imparare a farlo meglio e più intelligentemente di ieri. Al di là delle logiche correntizie, al di là delle contrapposizioni tra schieramenti interni comprensibili sul piano nazionale ma molto meno su quello territoriale, noi dobbiamo costruire un PD nuovo. Nuovo fin dalla segreteria regionale, che avrà bisogno di audacia, fantasia e concretezza per affrontare i prossimi mesi: non con un ruolo meramente organizzativo, ma politico e di innovazione. Serve, per questo, un segretario a tempo pieno, che profonda tutto il suo impegno in questa missione. Un segretario per costruire il profilo di un partito che sappia rappresentare e guidare il Veneto nella conquista di sempre nuove frontiere di crescita, a partire dall’appuntamento delle elezioni regionali. La nostra proposta per questa sfida è Stefano Fracasso: una figura di nuova generazione, ricca della concretezza dell’amministratore, sindaco di Arzignano fino a poco tempo fa. Capace di conquistarsi un consenso personale indubbio, pur in una terra particolarmente difficile, e di confermarlo anche nell’ultima sfortunata tornata elettorale, pur con un PD crollato localmente sotto il 15%. Stefano Fracasso ha fatto con innovazione e coraggio l’esperienza più importante di amministrazione, quella del sindaco, in una terra che simboleggia il Veneto-frontiera: una terra dell’impresa, dell’immigrazione, delle sfide ambientali.
Massimo Cacciari, sindaco di Venezia
Fausto Merchiori, sindaco di Rovigo
Achille Variati, sindaco di Vicenza
Flavio Zanonato, sindaco di Padova
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