Il suicidio perfetto di una intera comunità. Sepolta da ignoranza, avidità, xenofobia e indegntà morale. Si potrebbe raccontare così il piano inclinato preso da Abano Terme negli ultimi anni. Difficile, come spesso accade, collocare il punto d’inizio della decadenza di una città nota un tempo per il fango termale e diventata ormai un pantano civile in cui qualsiasi discorso razionale sul piano pubblico viene inghiottito da insulti, confutazioni illogiche quando non dal silenzio di chi non capisce nemmeno gli elementi basilari alle fondamenta di una convivenza civile tra i diversi interessi e le varie componenti di una città. Certo negli ultimi mesi si può collocare il punto di non ritorno di una comunità che sta dando il peggio di sè in diretta nazionale. Prima il sorprendente (ma largamente atteso da chi degli aponensi ha un minimo di conoscenza) bis del sindaco più indagato e strafottente del Veneto, arrestato quattro giorni dopo aver commentato “i miei 300 hanno vinto e gliel’hanno messo in culo a tutti” in diretta televisiva, con tanto di sorrisetto dell’intervistatrice a sottolineare la capacità dell’emulo di Fabrizio Corona con altri mezzi, di fare breccia in una parte del suo pubblico, prima ancora che elettorato. Ed il pubblico è diventato attore l’altra sera di una manifestazione impressionante davanti all’ex caserma dell’aviazione che dovrebbe accogliere un centinaio di persone in fuga dalla patria natia, in cerca di un futuro migliore. Diventano clandestini, nel lunguaggio urlato dei professionisti del comizio a metà tra il nazional popolare, il nazional populista e il nazipopulista. Ne parlano i vari Marcato, Bitonci e accoliti, come se si trattasse di una massa di sanguinari lanzichenecchi pronti a stuprare, rubare, invadere. E il popolo annuisce come annuiva al sindaco Luca Claudio. Ricordare agli aponensi che a Padova, visto il diniego del Comune di farsi carico della questione, in oltre un anno di occupazione della ex caserma Prandina non è successo nulla, è una perdita di tempo. Spiegare che i flussi a monte sono in esaurimento e che probabilmente quella caserma a Giarre, estrema periferia di Padova più che del polo termale, verrà occupata per presumibilmente pochi mesi, come avvenuto alla Prandina, sembra essere altrettanto inutile. Ed intanto dopo essere stata sputtanata dall’arresto del sindaco playboy e aspirante attore, l’immagine di Abano terme continua a deteriorarsi. Questa sera ad esempio è prevista una diretta dello sfogatoio catodico di Dalla Vostra Parte et similia. Ad Abano Terme, che al 54% votò per il sindaco, ladro secondo le risultanze delle indagini e le stesse prime ammissioni dell’ex primo cittadino, è iniziata la campagna elettorale davanti a quell’ex caserma. A pochi metri c’è un campo dove Claudio e i suoi accoliti volevano lucrare, attraverso una bonifica aggiudicata in maniera spericolata, centinaia di miglia di euro di tangenti. Ma a chiederlo alla gente di Giarre di Abano Terme, c’è da giurare che quasi nessuno se lo ricordi più. Ad Abano erano in trecento e forse meno alla fiaccolata per la legalità all’indomani dell’arresto di Luca Claudio. Duemila più ospiti venuti da fuori, davanti all’ex caserma. Dieci volte di più a manifestare la sua paura verso i profughi rispetto a quelli che dicevano no ai ladri in politica.
Che brutta piega ha preso Abano, città del fango, degli scandali e delle paure che diventano moneta politica. Vai a vedere che la crisi di un intero comparto termale, non verrà affrontata nemmeno stavolta? Chi si interrogherà sul futuro di un polo alberghiero costato miliardi di lire regalati dalla collettività a fondo perduto ai contadini diventati albergatori. Chi avrà la forza di indicare una via di uscita ad un intero paese marcito negli ultimi vent’anni nell’insipienza e nell’incapacità di reimmaginarsi quando è finita la bubbana del marco forte, dell’evasione fiscale e delle mutue italiane? Rischia di vincere questa volta le elezioni non il più abile a raccontare in pubblico favole in technicolor ed a rubare in privato con la complicità di un bel pezzo della Abano che conta, ma chi urlerà più forte il proprio odio verso gli africani. Ed intanto il fango continuerà a rendere quella bella ex città gioiello sempre più simile ad una palude.
Alberto Gottardo