Il Forum dei precari avanza le proprie proposte in vista delle elezioni

 

In Italia, la condizione dei lavoratori precari ha raggiunto livelli di massimo allarme. In numero assoluto i precari italiani sono 3.315.580 unità: lo stipendio è mediamente di 836 euro netti al mese (927 euro mensili per i maschi e 759 euro per le donne), solo il 15% è laureato, la Pubblica Amministrazione è il suo principale datore di lavoro.
La più alta concentrazione di lavoratori precari italiani è nel Pubblico impiego. Infatti, nella scuola e nella sanità ne troviamo 514.814, nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299. Se includiamo anche i 119.000 circa che sono occupati direttamente nella Pubblica amministrazione (Stato, Regioni, Enti locali, etc.), il 34% del totale dei precari italiani è alle dipendenze del Pubblico (praticamente uno su tre). Gli altri settori che registrano una forte presenza di questi lavoratori atipici sono il commercio (436.842), i servizi alle imprese (414.672) e gli alberghi ed i ristoranti (337.379).

Se a questi dati aggiungiamo la presenza di coloro che non studiano, e non cercano lavoro, la situazione si delinea ancor di più nella sua drammaticità. Un esercito di 2.110.000 (Istat, 2012) giovani (15 e i 29 anni) che non stanno programmando un futuro che rientri in un obiettivo di crescita personale e di cittadinanza. L’incidenza di questi ragazzi italiani, rispetto ai coetanei europei, è la più alta e si aggira sul 22,1%.
Qual è il costo sociale di tale situazione nel nostro Paese? L’EUROFOUND calcola un costo di 26,631 miliardi di euro, corrispondente all’1,7% del PIL.
In Veneto si calcolano 120.000 persone in questa situazione di totale inattività, che corrisponde al 16,6% sulla popolazione tra i 15 – 29 anni.
Già da questa brevissima analisi (nel corso dell’iniziativa del 5 FEBBRAIO ore 18 Palazzo Moroni – Padova presenteremo i dati dettagliati dell’analisi) si denota uno scenario molto preoccupante che richiede risposte urgenti.

Il forum precari di Padova, chiede, anche attraverso questa iniziativa, alla politica e alle istituzioni di far presto nel rilanciare il mercato del lavoro, attraverso una strategia economica che fermi questa spirale e sblocchi il nostro Paese: servono interventi dal forte impatto redistributivo, capaci di promuovere il Welfare e l’autonomia sociale dei giovani, far ripartire investimenti, lavoro, sviluppo.
Com’è possibile che in Italia, rispetto al resto d’Europa, per trovare un buon lavoro bisogna affidarsi esclusivamente a rapporti di amicizia o parentali? Com’è possibile che in Italia, 2 milioni di giovani non possono né studiare, né lavorare e che altri ancora siano costretti a nascondere il loro curriculum per trovare lavoro? Com’è possibile che meno del 4% dei giovani trovino lavoro attraverso le agenzie di collocamento pubbliche o private, mentre secondo l’indagine Isfol il 30,7% dei casi è per via amicale o parentale?

Riteniamo sia necessario rafforzare le reti dei servizi per l’impiego, garantendo standard uniformi di servizi, prevedere figure professionali specifiche (dando così opportunità di collocamento ad ulteriori lavoratori con tali caratteristiche); superare il gap tra istituzioni preposte alle politiche attive del lavoro e alle politiche passive del lavoro, giungendo ad un unico soggetto responsabile. Tale proposta permetterebbe di arrivare ad una riforma universalistica degli ammortizzatori sociali, comprendendo anche coloro che avendo forme di lavoro precario non vi rientrano.

Riteniamo che tale situazione di pesante inoccupazione dei giovani e sempre di più anche di soggetti non più giovani ma espulsi dal mondo del lavoro, è di carattere strutturale. Proprio per questa situazione strutturale, è necessaria una risposta da parte delle istituzioni di un fondo per l’attuazione della c.d. GARANZIA GIOVANI. Questo fondo deve diventare un moltiplicatore di risorse, se sfruttato come fondo di rotazione per le Regioni, al fine di utilizzare al massimo i fondi strutturali della programmazione europea 2014-2020. Chiediamo alla politica se sia possibile incidere sui grandi patrimoni, chi è più ricco può aiutare tutti coloro che sono in difficoltà in un’ottica redistributiva? Secondo noi, questo avrebbe un grande valore simbolico.
Inoltre, altro problema che vede protagonisti tutti coloro che cercano lavoro riguarda la forma contrattuale con cui si viene assunti oggi in Italia. Secondo noi, la stabilità progettuale, professionale e di vita è l’obiettivo centrale per lo sviluppo di un Paese e del lavoro che può costruire la crescita. Riteniamo sia utile incentivare le assunzioni a tempo indeterminato attraverso un sistema di agevolazioni e ridurre le 46 tipologie di rapporto contrattuale con il quale una persona può essere assunta. Crediamo sia necessario rompere l’utilizzo improprio di queste forme contrattuali che hanno visto l’abuso dei tirocini formativi a svantaggio del contratto di apprendistato, per il quale a sua volta deve essere verificato il corretto utilizzo, la funzione formativa e di inserimento.

In sintesi chediamo DIRITTI e non più PAROLE. Ne parleremo il 5 febbraio alle 18 presso la SALA PALADIN, palazzo Moroni, all’interno dell’iniziativa verrà presentata una mostra fotografica del lavoro PRECARIO, realizzata da Stefano Fabbris, attraverso le foto di lavoratrici e lavoratori precari.