Il futuro del turismo a Padova e nel Veneto: il punto di vista di Stefan Marchioro

 

L’informazione e l’accoglienza turistica in Italia non hanno mai ricevuto – in epoca moderna – grandi attenzioni né da parte delle istituzioni né da parte di coloro che – a vario titolo – si sono occupati di turismo. Come ricorda Giancarlo Dall’Ara#, “il ruolo dell’accoglienza è stato prevalentemente visto come ‘ancillare’ rispetto alla promozione, secondario e tutto sommato ‘scontato’ “. In realtà in Italia, le Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo previste dal D.L. 15 aprile 1926, n. 765 per le località la cui economia fosse fondata sul turismo, avevano avuto un ruolo abbastanza rilevante per circa sessant’anni fino a quando avevano potuto disporre degli introiti dell’imposta di soggiorno abolita nel 1989. In Veneto, in luogo delle soppresse Aziende di Soggiorno e degli aboliti Enti Provinciali per il Turismo, furono istituite nel 1987 le Aziende di Promozione Turistica che avrebbero dovuto occuparsi oltre che della rete di informazione e accoglienza turistica (IAT), in via prevalente della promozione turistica dei rispettivi territori di competenza. Ma il loro numero eccessivo (inizialmente ben 38!) e il venir meno di risorse diverse e ulteriori rispetto ai trasferimenti regionali, rese spesso inefficace questa presunta vocazione alla promozione, mentre i compiti di informazione, accoglienza, turistica erano svolti in modo diffuso e capillare anche se sostanzialmente spontaneo. Con la L.r. n. 13/94 il legislatore veneto ebbe la giusta intuizione di favorire il dialogo e il rapporto tra pubblico e privato nel settore turistico, prevedendo l’istituzione di strutture associate, ovvero di consorzi misti pubblico-privati. Si commise però allora un errore che ha caratterizzato negli anni l’organizzazione turistica del Veneto e che tutt’ora persiste aggravato oggi dalla scarsissima disponibilità di risorse. Con quella stessa normativa, infatti, si codificò una rigida separazione di competenze: alle Aziende di Promozione Turistica, giustamente ridotte nel numero a 14, un generico ruolo di promozione affiancato dall’attività di informazione, accoglienza e assistenza turistica, alle neo costituite strutture associate (consorzi), operanti negli stessi ambiti, il ruolo di promozione e commercializzazione del prodotto turistico in Italia e all’estero. Consorzi che, per altro, in questi quasi vent’anni di attività, solo con poche eccezioni hanno dimostrato di essere in grado di perseguire il ruolo loro affidato di promozione e commercializzazione dei prodotti turistici, spesso concentrandosi invece sulla generica promozione della destinazione e in questo non distinguendosi dal ruolo delle AA.P.T. con le quali a volte finivano per entrare in competizione.

In tutto il Veneto la frammentazione di competenze in campo turistico si è ulteriormente rafforzata con la l.r. n. 33/2002 che – in seguito alla soppressione delle AA.P.T. avvenuta nel 2001 – confermava la titolarità in materia di informazione, accoglienza e assistenza turistica e quindi di gestione della rete IAT alle Province che da sempre esercitavano nel turismo ruoli di tipo prevalentemente amministrativo (classificazione delle strutture ricettive, abilitazioni delle professioni turistiche, incentivazioni alle Pro Loco, etc.) e quella di promozione e commercializzazione in capo ai consorzi; in base alla l.r. n. 33/2002 i Comuni risultano quindi titolari di procedimenti amministrativi, della gestione di iniziative e manifestazioni di interesse turistico e di proposte alla Provincia per l’istituzione di uffici IAT; alle Camere di Commercio spetta l’attribuzione di marchi di qualità sulla base di standard regionali per altro mai definiti; le Pro Loco operano nella valorizzazione turistica, culturale e di salvaguardia del patrimonio storico culturale, folcloristico e ambientale della località e per iniziative di animazione del territorio. Una suddivisione di ruoli e competenze tra troppi soggetti che non ha eguali nell’organizzazione turistica di altri territori. Il grave momento di crisi economica e finanziaria impone una rivisitazione completa dei compiti attribuiti alle istituzioni nell’ottica di una doverosa razionalizzazione della spesa pubblica. Ma proprio questo momento di ristrettezza di risorse potrebbe favorire quell’integrazione di ruoli e di compiti e la semplificazione dell’organizzazione turistica veneta e quindi anche padovana che due riforme nazionali e tre riforme regionali del settore non sono state in grado di ottenere.

In realtà a Padova un primo serio tentativo di riduzione della frammentazione delle competenze lo si è avuto tra il 2004 e il 2008 con il Progetto Strategico del Turismo promosso dalla Provincia di Padova con il coordinamento della propria azienda speciale “Turismo Padova Terme Euganee” con il coinvolgimento della Camera di Commercio I.A.A. di Padova, del Consorzio di Promozione Turistica di Padova, di quello delle Terme Euganee, dei Comuni di Abano, Montegrotto e Padova e della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Padova dal punto di vista turistico ha vissuto una buona stagione nella fase di piena operatività e condivisione del Progetto strategico; vi sono stati infatti importanti e benefiche integrazioni di quel modello di governance nelle tradizionali prassi degli enti promotori e nel mondo associativo correlato: molti esiti positivi di quegli anni sono almeno parzialmente riconducibili a questa esperienza di costruzione di un sistema. Però il processo non si è davvero radicato in modo da diventare prassi consolidata e soprattutto duratura, né è stato ulteriormente condiviso # e man mano che il ciclo amministrativo si avviava verso la fase conclusiva anche l’impulso del Progetto strategico e la sua capacità aggregativa si riduceva per lasciare spazio ad alcune spinte centrifughe, tra i tanti attori che ruotano attorno al turismo.

Qual è stato il dopo del Progetto Strategico? Pur con una certa discontinuità rispetto all’esperienza del PST, su iniziativa della Camera di Commercio I.A.A. e della stessa Amministrazione Provinciale, con il Progetto “Destinazione Padova” redatto grazie al contributo dell’esperto Josep Ejarque, è attualmente in corso il tentativo di strutturazione di una Destination Management Organization (DMO), con il rinnovato obiettivo di coordinare l’azione dei vari soggetti operanti nel turismo padovano. Questo tentativo è però ben lungi dal dirsi compiuto anche per il non pieno coinvolgimento degli operatori del settore e degli stessi attori pre-esistenti che hanno continuato ad operare nei rispettivi ambiti di competenza per altro con risorse finanziarie fortemente ridotte. Addirittura, nel caso del soggetto preposto all’informazione e accoglienza turistica, ovvero l’Azienda speciale della Provincia di Padova “Turismo Padova Terme Euganee”, i trasferimenti regionali come per tutte le Province sono state ridotti nel 2011 del 22% e nel 2012 di un’ulteriore 50% sullo stanziamento residuo, il che ha portato questo organismo sotto la soglia di sussistenza e di erogazione dei servizi essenziali che per il 2012 sono stati garantiti solo grazie ad un intervento suppletivo da parte della stessa Amministrazione Provinciale.

Nel frattempo, come è noto, i recenti provvedimenti sulla revisione della spesa pubblica a servizi invariati (cosiddetta “spending review”), hanno previsto il riordino degli ambiti territoriali e delle competenze delle Amministrazioni Provinciali ed interessano quindi anche la Provincia di Padova. Tali provvedimenti troveranno piena attuazione presumibilmente tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. Ad avvenuto completamento di tale iter di riordino le nuove amministrazioni provinciali non avranno presumibilmente più competenze in materia turistica, salvo diversa determinazione da parte della Regione Veneto. Contestualmente proprio la Regione Veneto si appresta a varare un provvedimento di riordino del settore turistico denominato “ Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto”. All’indomani di questo complesso riassetto istituzionale si riproporrà con forza in tutto il Veneto e quindi anche a Padova, la questione di come riorganizzare tutto il comparto turistico tenendo conto delle specificità territoriali e dei diversi turismi, ma anche garantendo degli standard omogenei nei confronti dei turisti e delle imprese del settore. E’ quindi auspicabile che il legislatore veneto a livello di programmazione regionale e le destinazioni turistiche a livello territoriale, sappiano cogliere l’opportunità e sappiano questa volta, finalmente, fare di necessità virtù, evitando duplicazioni e sovrapposizioni e soprattutto ponendo fine alla suddivisione scolastica di competenze tra informazione, accoglienza turistica da un lato e promozione e commercializzazione dei prodotti turistici dall’altro.

I modelli per altro, anche a livello europeo, non mancano. E se è vero che ogni territorio deve individuare e costruire al proprio interno il modello di governance del settore turistico e di destination management che meglio lo rappresenta, è altrettanto vero che riferirsi a buone prassi non guasta. Per altro tutti i modelli europei di gestione turistica e di sviluppo delle Destination Management Organization (DMO) si muovono sempre più – come dimostrano anche gli studi condotti dall’ ECM (European Cities marketing)# – in un’ottica di contenimento dell’intervento finanziario pubblico e di consolidamento del rapporto tra pubblico e privato. In particolare, mediamente, in Europa i trasferimenti pubblici a favore delle DMO e degli uffici turistici sono scesi dal 65% del 2003 al 48% del 2010 su un budget medio di 5 milioni di euro il cui 52% è destinato a spese generali e di personale trattandosi di attività ‘labour intensive’, la differenza per marketing e comunicazione, servizi ai visitatori, attività collegate agli eventi di valenza turistica e attività di indagine e ricerca. Un modello di riferimento per il finanziamento e la gestione delle attività del settore turistico può essere dato proprio da molte destinazioni mitteleuropee che presentano molte similitudini con il comparto veneto per tipologia e dimensioni delle imprese e per tessuto economico e sociale. Per quanto concerne il finanziamento tale modello è spesso retto da un sistema che poggia per una parte – sempre più ridotta – sui finanziamenti pubblici, per quasi un 50% su imposta di soggiorno e tassa di scopo e per il rimanente su quote associative e ricavi auto-generati da attività turistiche (prenotazioni, escursioni, etc.).

E’ quindi auspicabile che la Regione Veneto nel ridefinire le competenze in campo turistico superi la tradizionale dicotomia tra funzioni di informazione, accoglienza turistica, promozione e commercializzazione dei prodotti turistici, individuando invece per la gestione degli uffici IAT standard e parametri di erogazione di servizi omogenei che consentano anche la commercializzazione di tutti i prodotti turistici da parte degli IAT stessi e garantendo – attraverso le proprie direzioni e la struttura di Veneto Promozione – il necessario coordinamento delle attività promozionali integrate nei mercati in cui è opportuno non operino da sole le singole destinazioni.

Ciascuno territorio e in particolare quelli a prevalente vocazione turistica e quindi anche i due principali ambiti turistici padovani – Padova e le Terme Euganee – è opportuno che individuino, sulla base dei criteri stabiliti dalla Regione Veneto e coinvolgendo anche altri ambiti o prodotti turisticamente rilevanti, un modello di gestione integrata delle funzioni di informazione e accoglienza turistica sul territorio e promozione e commercializzazione dei prodotti turistici nei mercati di prossimità, finanziandolo con i residui trasferimenti regionali, con quota parte del gettito dell’imposta di soggiorno applicata dai Comuni, con quote associative degli operatori aderenti e con risorse auto-generate dai servizi turistici gestiti.

All’indomani della conclusione dell’iter di riassetto istituzionale e della ridefinizione da parte della Regione Veneto delle competenze anche in campo turistico vi sarà quindi ancor più bisogno di una nuova spinta propulsiva, di un confronto con pratiche nazionali e internazionali, di maggior dialogo con il livello regionale, per innescare una nuova stagione di cooperazione di cui pure il territorio padovano si è dimostrato in passato capace.

di Stefan Marchioro
docente di Economia applicata al Turismo – Università degli Studi di Padova