Difficile pensare il nostro vescovo ‘collocato a riposo’: una formalità anagrafica smentita dalla vitalità e dalla freschezza intellettuale e morale che ancora lo contraddistinguono. Sappiamo già che non sarà così e che continueranno, in altro modo e in altri luoghi, il suo impegno e le sue inerpicate. Per questo il ricordo di questi anni è un arrivederci in altri “abiti” e nuove missioni.
L’ho incontrato per la prima volta nel suo studio in Vescovado nel 1990, assieme al compianto Giulio Bresciani Alvarez. Il mondo stava cambiando: era appena caduto il muro di Berlino e la tutela del “creato”, che per noi laici esplodeva come grande questione ambientale, muoveva i suoi primi passi nelle istituzioni. Mi incuriosiva quel vescovo venuto dal sud della nostra provincia, ma che aveva fatto dei “sud” del mondo la sua dimensione pastorale. (clicca qui per continuare a leggere)
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