Ivo Rossi risponde a Barbara Degani e spiega le prospettive della Padova prossima ventura

 

Cara Barbara, ho letto con grande attenzione il tuo intervento su: Centro Congressi? Ma dove, come e, soprattutto, quando? Da persona ottimista che non si spaventa per gli ostacoli, ma che, anzi, lavora ogni giorno per rimuoverli, devo dire che mi stupisce la tua conclusione: “non ci resterà che prendere atto con rammarico di aver perso un’occasione per il nostro territorio”. Capisco che siamo in campagna elettorale, ma il comune amore per la città, sono certo, ci porterà a ricercare le cose che ci uniscono, piuttosto che lavorare su presunte divisioni. Insieme supereremo gli ostacoli, compresi quelli di incomprensione, lasciando a chi non ha responsabilità verso la comunità, il ruolo di maestri con la penna rossa in mano, sempre pronti a vedere la pagliuzza nel lavoro altrui. Nel merito del Centro Congressi in Fiera, su cui abbiamo lavorato con intensità fin dai primi mesi del 2009, sono note le opzioni, su cui, come ricorderai, hai avuto occasione di discutere con il Sindaco Flavio Zanonato e, più recentemente, anche con me. Mi fa piacere che tu condivida l’idea di realizzarlo all’interno del Polo fieristico, perché il centro congressi, prima ancora che un contenitore da 2000 posti o più, è ciò che lo riempie, ovvero la capacità di stare dentro ai grandi circuiti nazionali e internazionali. Mercato specializzato, quello congressuale, che l’attuale gestore della nostra fiera conosce e organizza con una competenza che, al momento, è una risorsa per la città. Pensa se dovessimo inventarci ex novo? Quanto tempo perderemmo? Potremmo avere muri eccelsi e non essere in grado di attirare i clienti per farlo vivere e per far vivere l’intero tessuto alberghiero, degli esercizi pubblici e del commercio.
Come vedi, sul dove siamo proprio d’accordo. Decidere di realizzarlo, come abbiamo immaginato, inglobando il palazzo delle Nazioni, oppure facendolo affacciare su via Tommaseo, è una questione su cui nessuno, sono certo, si strapperà le vesti. L’importante è collocarlo nel luogo, dal punto di vista alberghiero, più servito del nostro tessuto urbano; un luogo in cui chi viene dall’estero e, alla sera esce dal congresso, possa sentirsi immerso nel sistema città. A due passi da Giotto, a tre dall’Università, a pochi minuti dalla Basilica del Santo. Insomma, nel cuore di Padova. Mi pare si possa condividere la consapevolezza che sono finiti i tempi dei contenitori in campagna, dove i congressisti sono quasi segregati fuori dal contesto urbano.
Poni giustamente la domanda: con quali risorse realizzarlo? In una stagione in cui non sono le idee che mancano ma il denaro per dar loro gambe, abbiamo immaginato e definito un Piano Economico e Finanziario che recupera le risorse necessarie attraverso una gestione del parcheggio della Fiera, che oggi funziona solo due mesi all’anno e che potrebbe essere utilizzato con profitto per 365 giorni. Fra un anno la Fiera sarà collegata a nord con il nuovo cavalcaferrovia, destinato a diventare una nuova di porta di accesso alla città. Il parcheggio, collegato con la bretella del Tram, che abbiamo già progettato in via preliminare, realizza la condizione di esaltare la Fiera e il suo ruolo congressuale.
Qualora esistano anche altre possibilità di finanziamento (eventuali contributi del Governo, di cui mi pare Ti abbia parlato il Ministro Brambilla) ben vengano. L’importante è che tutti insieme, Comune, Provincia, Camera di Commercio, Categorie, Università, si concorra a trovare i punti di incontro. A noi pare ci siano tutte le condizioni per procedere, aperti a tutti gli aggiustamenti e correzioni che si reputino necessari. Lo spirito è quello di trovare le soluzioni che possano mettere la città nelle condizioni, a crisi finita, di essere pronta a cogliere le opportunità. Il quando, dunque, è già iniziato. Sta a tutti noi far prevalere l’interesse di Padova. Sono certo che le nostre appartenenze politiche non saranno un ostacolo.

Ivo Rossi

Padova, 13 febbraio 2010