Chissà come l’ha presa Massimo Bitonci nel vedere che uno dei suoi uomini più fedeli, ha organizzato una cena veneto-brasiliana, e fin qui tutto bene o quasi, nel ristorante ciense più grande d’Europa, quello in zona industriale, il Ristorante 88 di via Uruguay.
Pare una barzelletta, ma invece è così: il turbo leghista alain Luciani, che nonostante il nome di battesimo si lanciava ai tempi di indipendenza veneta contro Napoleone e i traditori francesi, continua a dare di che divertirsi agli amanti delle contraddizioni. Già noto alle cronache per uscite spericolate del tipo “aboliamo l’Islam”, si è dedicato lo scorso fine settimana ad una cena veneto – brasiliana. Emulo di Bossi, che gridava bave alla bocca negli anni ’80 contro i teròni dopo essersi sposato con una donna siciliana, il leghista anti invasione extracomunitaria Luciani, dopo una lunga liason con una fidanzata albanese, è convolato a lunghe nozze tre anni fa con una splendida e giovane donna brasiliana. E fin qui nulla di nuovo nello scenario dei politici, specie quelli dei primi livelli del cursus honorum, che predicano in piazza l’opposto di quello che praticano tra le mura domestiche. La vicenda dell’associazione culturale veneto-brasiliana diventa sublime nel momento in cui si scruta con attenzione il post su facebook, messo sui social dallo stesso Luciani: nè veneta nè brasiliana la location, bensì cinese. Chissà come si dice in mandarino “padroni a casa nostra, prima il veneto”.
Alberto Gottardo