La banda dei Carabinieri all’Arcella: che bella sorpresa e che bello l’inno cantato dai bambini di tutti i colori

 

Che magnifica sorpresa quella capitata oggi pomeriggio ai tanti genitori che come me sono andati a prendere i bambini alla scuola materna o che si trovavano a passare per piazza Azzurri d’Italia. La sorpresa è stata ascoltare la banda dei carabinieri, che hanno animato il tramonto nel piazzale con alcune arie tra cui “La fedelissima”, la marcia d’ordinanza dei Carabinieri.
Uno spettacolo vedere i carabinieri con l’uniforme storica, con quel meraviglioso cappello con il pennacchio. Ed un piacere reincontrare dei carabinieri come i marescialli Giancarlo Merli e Donato Coluccia, uomini che portano con onore la divisa e che negli anni sono diventati anche degli amici per me.
E mi avranno perdonato i due luogotenenti se all’ultimo brano, l’Inno Nazionale io non sono rimasto ritto e composto come loro, sull’attenti a fare il saluto militare, come vorrebbe l’etichetta.

Ho camminato sulle note che fanno da musica alle parole scritte da Goffredo Mameli perchè più della banda mi interessava in quel momento il pubblico. In prima fila c’erano una ventina di bambini, dell’età più o meno delle mie bimbe. E quei bambini, dai genitori di varie nazionalità, canticchiavano l’inno nazionale. Ed a me quel piccolo coro ha fatto davvero piacere, perchè “fratelli d’Italia” detto da quei bambini faceva oggi pomeriggio tutto un altro effetto: troppe volte abusate, quelle due parole in piazza all’Arcella, mi sembravano più vere che mai.
Bravo Simone Pillitteri, consigliere comunale delegato all’Arcella, che con la consueta misura ha rappresentato l’amministrazione comunale che ha organizzato insieme all’Arma questo bel momento. E bravi i carabinieri, come sempre qualcosa di più che semplici uomini in divisa. Tanto da fermarsi con le persone per una foto di rito e una carezza ai bambini.
La forza dei carabinieri è sempre stata l’umanità, quella che praticamente tutti gli appartenenti all’Arma che ho avuto la ventura di conoscere, mi hanno fatto respirare. Esseere carabinieri significa anche togliersi il berretto e metterlo in testa ad una bambina felice per una foto ricordo. Come quella qui sotto dove Giulia fa il saluto militare, quello che ha visto fare al maresciallo Merli. Prometto che la prossima volta rimarrò anch’io ritto e sull’attenti quando sentirò l’inno. E quel Fratelli d’Italia mi emozionerà un po’ di più, pensando a quei bambini che lo canticchiavano oggi pomeriggio. All’Arcella, il quartiere di cui parlano spesso male quasi sempre quelli che non ci abitano o non ci sono nati.

Alberto Gottardo