In due giorni a Padova una rissa in carcere tra albanesi e romeni è diventata una rivolta con il sindacato delle guardie carcerarie che ha lanciato la prima “bomba”: “Gridavano allah u akbar e inneggiavano all’Isis”. Vivaddio, tutto è possibile, ma di jihadisti romeni finora non si era ancora sentito parlare. Tanto che sebbene gli inquirenti avessero immediatamente smentito ancora sui giornali di oggi si leggeva di detenuti arabi (!). Poi la “bomba” di piazza dei Signori. Un cilindro con dello scotch e una specie di miccia, un involucro lungo sette centimetri, fatto brillare dall’artificiere dei carabinieri direttamente sul posto. Dimensioni a parte, riflettiamo un attimo su due aspetti della vicenda: quale significato geopolitico può avere la chiesa di San Clemente in piazza dei Signori (escludendo ovviamente che il vero obiettivo non fosse la bancarella di mutande e canottiere 3 per 5 euro)?
Inoltre sarebbe la prima volta che i terrotisti, che di solito sparano col mitra in pieno giorno o dirottano aerei, usano un ordigno, per altro non innescato a quanto è dato di vedere, di giorno su una bocca di lupo.
Persino il sindaco Massimo Bitonci richiama tutti a non lanciare allarmismi (clicca qui per vedere il video del Mattinopadova.it). Era ora.
Alberto Gottardo