Ha cavalcato l’ondata della crisi, surfando sempre sul limite tra le zone grigie tra legale e non. A Padova ha, o aveva poichè non si sa se continuerà a funzionare, uno dei negozi più grandi, certo più appariscenti. Da alcune ore la travolgente ascesa di “Mirkoro”, al secolo Mirko Rosa, sembra aver imboccato una parabola discendente. Su youtube si pubblicizzava con un rap che è entrato nella top ten del gangsta trash di tutti i tempi (clicca per vedere il video)
Era noto alle cronache per le sue campagne pubblicitarie choc con cui ha offeso il Papa e le forze dell’ordine e per aver promesso “ricompense”, attraverso camion-vela, a chi avesse aiutato ad individuare i responsabili dell’assassinio di Yara Gambirasio e di Mariangela Granomelli, la titolare di una gioielleria di Saronno uccisa all’interno del proprio negozio. Ora invece Mirko Rosa, dopo una folgorante ascesa e l’apertura nel Nord Italia della catena dei ‘MirkOro’, e’ stato arrestato dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano assieme ad altre dieci persone. Con l’operazione di questa mattina, coordinata dal pm di Busto Arsizio Nadia Alessandra Calcaterra, e’ stato decapitato un gruppo criminale attivo nel settore del compro oro e operativo nel Legnanese. Le accuse contestate a vario titolo e che vanno dal 2012 al 2014, sono associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione, al riciclaggio, omessa presentazione della dichiarazione dei redditi, emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento e distruzione di documentazione contabile e altri reati tra cui simulazione di reato e incendio doloso. In carcere, oltre a colui che e’ stato definito il ‘bad boy dell’oro’ e il suo ex socio Giacomo De Luca (fermato mentre stava per fuggire con la famiglia in Spagna), sono finiti Mario Ambrosetti e Luca Rovellini, ex direttori amministrativi dei punti vendita della catena di compro oro fondata da Rosa. Per altre cinque persone, tra cui la compagna di De Luca, sono stati invece disposti i domiciliari e per altre due l’obbligo di dimora. Le fiamme gialle hanno inoltre effettuato una serie di perquisizioni a casa degli arrestati. Secondo le indagini, partite alla fine del 2013 in seguito a un controllo fiscale della Gdf di Legnano, per sottrarre al fisco oltre 5 milioni e 400 mila euro di cui 3 milioni e 700 mila euro di Ires e Irpef evase e una piccola parte portata anche all’ estero, Rosa e De Luca si sarebbero serviti di 23 societa’ operative sia nel settore del compro oro sia in altri settori come quello edile. Societa’, come e’ stato accertato, riferibili ai due ma intestate a prestanome, tra cui il padre di Rosa e la compagna di De Luca, le quali avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti. Inoltre dall’inchiesta e’ emerso che nei negozi della catena ‘Mirkoro’, alcuni dei quali sono stati chiusi, parte dell’ oro che proveniva da furti e da rapine sarebbe stato ‘ripulito’ addirittura attraverso la fusione. Dalle intercettazioni poi e’ venuta a galla una serie di particolari, tra cui la ‘rottura’ del sodalizio con De Luca, con quest’ultimo che ha incendiato a Rosa anche un’auto, un hummer, e ha tentato di dare fuoco ad altre sue due macchine di lusso per vendetta. Una vendetta dovuta ai pesanti maltrattamenti nei confronti di Nadia De Luca, la figlia dell’ex socio, e convivente dell’ex ‘re dell’oro’. Per questo Rosa lo scorso luglio era stato arrestato, poi, come ha riferito uno dei suoi difensori, l’avv. Francesca Cramis, qualche mese dopo, a dicembre, affidato ad una comunita’ terapeutica in Calabria e lo scorso aprile scarcerato ma con l’obbligo di soggiorno per due anni a Rescaldina, dove era in cura presso il Sert. “Con l’arresto di oggi – ha protestato il legale – hanno interrotto questo programma terapeutico di recupero, in quanto ex cocainomane, senza che ci siano reali esigenze cautelari. Lunedi’ presentero’ ricorso al tribunale del Riesame, al quale depositero’ tutta la documentazione necessaria, per chiedere la revoca della misura cautelare”. (ANSA).