La lezione francese e l’avanguardia italiana: l’analisi di Corrado Poli al tempo del flop Lepenista e del ritrovato (?) vigore renziano

 

L’evoluzione della politica italiana anticipa ciò che avverrà presto in Europa occidentale e negli Stati Uniti.
In gran parte dei paesi europei i governi di coalizione da eccezione stanno diventando la regola. I vecchi secolari nemici – la destra e la sinistra, i progressisti e i conservatori, i socialisti e i liberisti – non essendo riusciti a eliminarsi a vicenda sono diventati sempre più simili tra loro e si alleano per opporsi ai populismi emergenti che li minacciano. In Francia la seconda grande alleanza anti-Front National (la prima fu con Chirac contro Le Pen alle presidenziali del 2002) sbaraglia il campo.
In Italia – alla Leopolda – si rende ormai stabile l’alleanza di centro e la costituzione di un partito della nazione. Prevale la connotazione socialdemocratica del PD, ma viene bilanciata dall’incorporazione di una rilevante componente ispirata dal pensiero liberale: sotto molti aspetti una nuova Democrazia Cristiana.
La domanda è: ci ritroviamo di nuovo con un bi-partitismo imperfetto (secondo la definizione di Sartori) poiché non esiste una possibile alternativa?
In tutta Europa e negli Stati Uniti, i governi di coalizione rimangono solidi poiché evocano la paura di movimenti populisti razzisti e violenti e che soprattutto fanno dell’ignoranza la propria (non)-ideologia di fondo.
Lo stesso succede in Italia: il successo di Salvini e del linguaggio leghista, che s’è fatto egemone persino tra ex moderati di una destra un tempo dignitosa, è la migliore garanzia per il congelamento dell’opposizione. Certamente, sia in Italia che in Francia, negli US e ovunque, il trucco di favorire questi movimenti per poi usare la paura che evocano per ottenere il consenso di un elettorato sfiduciato è un gioco pericoloso e distruttivo di un contesto civile.
Ma in Italia, a differenza che negli altri paesi, sta emergendo il Movimento Cinque Stelle che ha le potenzialità per rappresentare una componente sociale – mediamente colta e giovane – in cerca di identità e rappresentanza. Molti politici italiani di ex-destra ed ex-sinistra già riconoscono al M5S questo ruolo. La strada è ancora lunga e difficile per i pentastellati, ma il viaggio è cominciato. A differenza che altrove in altri paesi europei e in US in Italia abbiamo un movimento che possiamo ancora definire populista e anti-sistema, ma certamente non è né violento e ancor meno incolto. E scusate se è poco!
Questa è la dialettica da favorire nel medio lungo periodo mentre sono da evitare gli avventurismi del dare corda per un interesse spicciolo e di breve durata ai partiti rabbiosi e ignoranti.

Corrado Poli
docente universitario ed editorialista