Il non rendersi conto che l’epoca delle stupidaggini è finito funzionerà come il meteorite per i dinosauri. Ed i dinosauri non se ne accorgono. Per primo Filippo Ascierto (e mi dispiace perchè c’è una grande simpatia tra di noi). Il parlamentare del Pdl il 31 sul Mattino di Padova raccontava come avesse intenzione di fare ricorso su 26 multe prese a bordo dell’auto dell’ex copagna Luana Levis. (leggi l’articolo del Mattino) “Avevo fretta, dovevo partecipare ad iniziative politiche in centro storico”. E quindi si oppone con ricorso al Prefetto al pagamento di 26 multe. Se il prefetto Ennio Mario Sodano gli darà ragione sancirà il principio per cui un parlamentare è assimilabile ad un marito con la donna incinta che ha rotto le acque o a casi di vita o di morte. Viene in mente quella frase del marchese del Grillo: “perchè io so io e voi non siete un cazzo”. 2400 euro e spiccioli non entreranno nelle casse del Comune, 16mila euro al mese negli ultimi 18 anni invece sono entrati con regolarità nelle tasche del parlamentare Ascierto (leggi articolo Corriere della Sera di oggi), che magari poteva essere più generoso con le casse di palazzo Moroni.
Altro meteorite merita la logica dell’assalto alla diligenza compiuto dalla Giunta regionale che a fine anno in tre ore ha deliberato 300 spese in altrettante cazzate identitarie (clicca qui per leggere l’articolo del Corriere del Veneto), con cd di attori e cantanti in lingua veneta, finanziamenti da 80mila euro (ottantamila) per la festa dei veneti ed altre boiate tipo il dizionario in lingua veneta, che costa alle casse della Regione 10 mila euro più cinquemila di spedizione. Per non parlare del calendario di Limena, pagato dal Comune, (clicca per leggere l’articolo del Mattino di Padova) che ha il capodanno al primo di marzo, il natale a Santo Stefano e l’Immacolata un giorno dopo. Di fronte ad una serie di sprechi del genere viene voglia di sperare che i Maya, almeno politicamente parlando, abbiano ragione, e che il a dicembre 2012 finisca davvero questo modo sprecone, arrogante e anche vagamente barbaro di fare politica.
Alberto Gottardo