La mia Arcella, un angolo di paradiso sgarruppato ma con tanta umanità

 

Ci hanno provato in tutte le maniere a dipingerlo come un inferno pericolosissimo questo quartiere dove sono cresciuto. Hanno detto che è un ghetto, che è pieno di stranieri (come se essere tutti autoctoni come durante la servitù della gleba fosse in effetti un vantaggio), che c’è criminalità, che è invivibile. Eppure in questo primo quarto di secolo se c’è un quartiere vivo, se c’è un pezzo di Padova che sta tenendo il passo, che non sta avvizzendo e morendo, è proprio l’Arcella. Ed è grazie a persone come il professore di musica di mia figlia, sullo sfondo con altri ragazzi con cui suona anche in questi torridi pomeriggi d’estate, che il mio quartiere ce la fa. Ci sono proprio dei professori originali nella scuola frequentata da mia figlia. Non farò i loro nomi perchè magari non sono contenti. Ma insomma a me mi si allarga il cuore (anche se so che a me mi non si dice) quando penso al primo giorno delle medie di mia figlia Giulia: arriva il professore che conosco da anni, con i capelli raccolti a coda, maglietta a tre bottoni, jeans e sguardo severo. Dice alla squadretta di venti cuori palpitanti che ha davanti “Io sono un professore cattivo” e poi sorride. Diventerà un punto di riferimento per i ragazzi che riesce a stregare con l’epica e la storia, correggendoli in quella lingua che è difficile per i loro genitori. A scuola i ragazzi diventano uomini e donne di questa città e scoprono nuovi talenti anche grazie al professore con i salndali come Russeau Le Doganier, un po’ artista e un po’ uomo strambo che ama la musica e l’insegnanmento, e magari sopporta al contempo la scuola con le sue regole meno dei ragazzi. A tutti ha dato dei nomignoli, con tutti organizza degli appuntamenti durante la settimana per suonare la chitarra e cantare. Non lo pagano per questo ma quanto lo appagano queste ore extra che lui con il cuore regala ai ragazzi lo capisco guardandolo negli occhi dietro gli occhiali spessi.
E’ un professore sgarruppato, in una scuola sgarruppata e spesso suona in una piazzetta sgarruppata. Dove però io sento vibrare strumenti e cuori, e mi pare un angolo di paradiso. Che bello questo angolo di Padova, che culo crescere all’Arcella, un pezzo di mondo dove la musica e l’epica riempiono le giornate di mia figlia. E mi permettono di immaginare per lei e per i i suoi compagni una chance di vita piena di bellezza, sgarruppata.

Alberto Gottardo
Papà di Giulia e Rossella, arcellane, per loro fortuna