“Mi scusi ma volete dirmi che negli ultimi vent’anni a Padova non è stato fatto nulla?”. La domanda mi è venuta da cuore quando è finita la lezione su “come portare a Padova 50 milioni all’anno di fondi comunitari” (testuali parole di Fabio Salviato, candidato di punta della lista pro Giordani “Padovaè”), e quando lo stesso Sergio Giordani ha detto, concludendo una passionata arringa su quanto ci si dovrà vergognare se non si raggiungerà questo obiettivo “noi in Interporto abbiamo portato a casa “quattro milioni di euro in due mesi” (testuale Giordani sulle gru a portale).
L’impressione a sentire parlare Fabio Salviato e Sergio Giordani è di due persone che sono convinte che chiunque li abbia preceduti abbia lavorato se non male, almeno davvero in maniera poco efficace. Che si possa fare meglio, molto meglio. Perchè a fare due conti delle due l’una: o quella dei 50 milioni di euro l’anno di Salviato è una supercazzola europea con scappellamento comunitario, oppure negli ultimi vent’anni Padova ha rinunciato a un miliardo di euro. Una cifra enorme: come dire di aver buttato via cinquemila euro procapite, neonati compresi.
Nella ricostruzione di Salviato c’è spazio solo per quanto fatto da lui. Alla domanda sugli ultimi vent’anni, Salviato dice: “Qui a Padova c’è la sede della banca Etica, l’ho portata io. Un padovano su cinque è volontario di qualcosa, e questo è un patrimonio enorme. Noi vogliamo un Comune che sia regista e catalizzatore per le realtà associative”. Evidentemente prima, l’amministrazione comunale è stata per il non profit matrigna quanto la natura per Leopardi. Non una parola per l’amministrazione di Flavio Zanonato, gli sforzi di Ivo Rossi che pure nell’anno di reggenza aveva inaugurato il bike sharing, che mi pare di ricordare quello sì fosse stato finanziato dalla Comunità europea oltre che dalla Fondazione Cassa di Risparmio, ma forse ricordo male. L’amministrazione Rossi era riuscita a far arrivare in legge finanziaria 60 milioni di euro per una nuova linea del tram. Amedeo Levorato da presidente di Aps aveva lavorato come un pazzo per pagare i mutui con cui sono stati realizzati i chilometri di rotaia tra Pontevigodarzere e la stazione ferroviaria: la linea due realizzata senza un euro di finanziamento europeo o statale. E viene da domandarsi come sia capitato che, nonostante vent’anni di inerzia, poi Padova sia diventata la città con la più grande dotazione di fotovoltaico pubblico d’Italia. Chissà cosa si poteva realizzare se solo i due uomini della provvidenza che porteranno 50 milioni di euro l’anno in città, fossero arrivati prima.
Tutto ciò evidentemente lo ricordavo solo io dentro al punto elettorale di Sergio Giordani: uno dei presenti, probabilmente attivista del partito che ha governato Padova per 11 degli ultimi 17 anni, mi ha detto “hai fatto una domanda provocatoria”. Lo prendo come un complimento, anche se ho rinunciato a fare il cronista da quando ho cercato di aiutare Ivo Rossi tra il 2013 e il 2014 a reggere il peso di una amministrazione che era arrivata stanca, ma anche carica di frutto, alla fine della legislatura. Prendo qualche appunto su questo mio blog ne corso di questa campagna elettorale che reputo essere l’ultima campagna elettorale del ‘900 in una Padova che fa fatica a trovare una propria via di interpretazione del nuovo secolo. Così, per amore di libertà. E anche di verità, magari.
Alberto Gottardo