Continua il dialogo tra le persone recluse nel carcere di via Due Palazzi e Papa Francesco. E il nuovo capitolo di questa strana, o almeno inusuale, amicizia si tiene nel giorno dell’Immacolata. Questa volta ad ospitare l’evento è il centro salesiano San Giusto di Porto Viro.
L’8 Dicembre è una data significativa per il centro salesiano San Giusto di Porto Viro perché segna la nascita dell’ oratorio (avvenuta nel 1841 quando Don Bosco recitò la prima Ave Maria con Bartolomeo Garelli) e rappresenta un momento fondamentale del cammino annuale degli Amici di Domenico Savio (ADS). Un gruppo di giovani che nell’ occasione della festa dell’immacolata arricchirà il momento dell’eucarestia previsto in chiesa a Scalon con la consegna di fazzolettoni, simbolo della promessa di impegno dei giovani per la filosofia salesiana. Ciliegina sulla torta dell’8 dicembre sarà il concerto a cura dell’Associazione ‘I Polli(ci)ini, l’orchestra giovanile (dagli 8 ai 18 anni) del conservatorio Pollini di Padova, che rappresenta una delle espressioni educative tanto care a Don Bosco. Il Concerto dell’Immacolata avrà anche l’obiettivo di raccogliere offerte che diventeranno opere di bene per il papa, figura molto amata da Don Bosco e quindi in linea con la filosofia salesiana.
Comune denominatore tra l’oratorio San Giusto di Via Mazzini di Porto Viro e la cooperativa Giotto di Padova è la misericordia. «La misericordia per il carcerato che ha sbagliato e per il giovane perché non sbagli ci porta a operare sulla stessa linea,perché anche il lavoro della cooperativa alla fine è operare in modo che il carcere non diventi degradante e non riduca la persona ai minimi termini, non la disumanizzi, ma le restituisca la sua umanità, la sua dignità e il suo essere figlio di Dio- commenta Don Nicola Munari del centro salesiano».
Su questa linea l’azione di riabilitazione umana e sociale, svolta dalla cooperativa Giottoattraverso percorsi di inserimento lavorativo nel carcere Due Palazzi di Padova in oltre trent’anni di attività, ha trovato in san Giovanni Bosco una figura a cui guardare, soprattutto per la scelta di partire da coloro che si trovavano in grande difficoltà e in situazione di grave disagio. In particolare per gli operatori della cooperativa Giotto è sempre stato molto significativo che san Giovanni Bosco abbia voluto iniziare la sua azionesociale propriodai ragazzi che erano finiti in carcere.
“Se questi ragazzi avessero avuto un amico prontoa prendersi amorevole cura di loro,non sarebbero finiti qui in questi luoghi di pena” è un’espressione di San Giovanni Bosco che campeggia in una delle pareti dei laboratori del carcere di Padova. È stata sceltaperché richiama un aspetto importante del metodo educativo adottato dalla cooperativa Giotto: l’amorevole cura” di don Bosco è la modalità più umanamente conveniente affinché ogni percorso di recupero attraverso il lavoro si trasformiper il detenuto in una concreta opportunità di riscatto, ma innanzitutto in una reale possibilità di rinascita personale.