Poco lavoro e pochissimo credito dalle banche. E’ la sintesi della congiuntura economica padovana secondo il centro studi di Confindustria. L’industria padovana congeda il 2011 con una brusca frenata dell’attività. Nel quarto trimestre scivolano la produzione e gli ordini, cedono le vendite in Italia, con saldi di opinione negativi (non accadeva da inizio 2010). Rallenta anche la corsa dell’export. Nulla di buono all’orizzonte per gli imprenditori, che delineano una debolezza dell’attività nel primo trimestre di quest’anno. Incertezza dei mercati, tensioni su liquidità e accesso al credito, effetti delle manovre correttive raffreddano la domanda e gli investimenti.
Fra ottobre e dicembre la produzione aumenta per il 30,8% delle aziende (37,5 nel trimestre precedente), il valore più basso da inizio 2010. Prevale la quota di chi ha ridotto l’attività, pari al 38,8%. La contrazione riguarda le imprese di ogni dimensione, in particolare quelle tra i 20-49 addetti. Tra i comparti, flessione per il metalmeccanico con produzione in aumento per il 32,6% (dal 45,2). Gli indicatori qualitativi anticipano ulteriori difficoltà per i prossimi mesi. Diminuiscono sensibilmente gli ordinativi, più consistenti per il 25,8%, mentre balza dal 29,9 al 40,5% la quota di chi li riduce. Peggiora l’orizzonte di lavoro assicurato: per il 74,6% non supera i tre mesi e di questi il 34,3 non arriva a un mese. Gelata della domanda interna, con il 44,1% delle aziende che riduce le vendite in Italia e il 22,9 che le aumenta. Il traino maggiore viene ancora dall’export, che però rallenta la sua corsa per il quarto trimestre consecutivo: il 33,7% delle aziende aumenta le vendite all’estero, il 23,2% le riduce. Arretrano le esportazioni sia nei mercati extra-europei (in aumento per il 25,5), che nell’area Ue (aumento per il 26,4).
«Liberalizzazioni e semplificazioni avranno effetti positivi ma differiti nel tempo – analizza Massimo Pavin, presidente di Confindustria – l’urgenza è dare subito una scossa. Come l’anticipo della delega fiscale, modificando la composizione del prelievo in favore della crescita. Se ogni euro recuperato all’evasione fiscale fosse utilizzato per alleggerire la pressione su famiglie e imprese, quest’ultima al 68,5% del risultato operativo lordo, potremmo assistere a un’evoluzione positiva verso fine anno. Sono infatti risorse che entrerebbero immediatamente in circolo, a disposizione dei consumi e degli investimenti».
Ma l’altro nodo decisivo in questa fase di congiuntura economica severa resta il credito. «La tensione sugli spread si allenta, non così la stretta creditizia, certificata dallo stesso Governatore di Bankitalia Visco – rileva il presidente di Confindustria Padova -. Anzi, i tassi sui prestiti bancari negli ultimi tre mesi sono ancora più onerosi per sette aziende padovane su dieci. A queste condizioni è impossibile far ripartire gli investimenti o anche solo finanziare il circolante e si rischia di perdere un pezzo di economia sana». La priorità è «una nuova moratoria sulle rate di mutuo delle imprese per allentare la crisi di liquidità, ma soprattutto evitare di inaridire il credito alle aziende». «Gli imprenditori devono fare il proprio, capitalizzando. Ma nessuna idea d’impresa regge senza i finanziamenti delle banche. Gli istituti non hanno più alibi e ne avranno ancora meno con l’imminente nuova iniezione di liquidità della Bce. Una parte cospicua di quella liquidità vada a finanziare le aziende sane e vitali. Non sulla base di un merito di credito calcolato a tavolino su parametri standard, ma sull’analisi qualitativa di idee, mercati, business. Non vedo altro modo per dare sostanza a quella svolta “dei territori” da tempo annunciata dalle banche, ma di cui i territori non si sono ancora accorti».