L’europarlamentare Zanonato attacca Renzi: “La smetta di dividere il Paese”

 

altDurissima nota su facebook dell’ex ministro ed ora europarlamentare Flavio Zanonato che attacca frontalmente il presidente del Consiglio Matteo Renzi:
Sono sempre più sconcertato dai comportamenti di Renzi. Ieri, polemizzando con la CGIL e la FIOM, ha affermato, di fronte agli industriali di Brescia, riuniti in una fabbrica con la deliberata esclusione dei lavoratori, che “c’è un disegno per dividere il mondo del lavoro” “ma non esiste una doppia Italia c’è un’Italia Unica”. In altre parole ha accusato la CGIL essere contro il Paese perché non accetta la soppressione totale dell’art.18 e – di conseguenza – si mobilita per far cambiare posizione al Governo.
Dissento profondamente da questo atteggiamento di Renzi e lo considero, il suo sì, un comportamento che divide il Paese e porta allo scontro tra i lavoratori dipendenti, che il premier considera con un evidente fastidio, e le altre categorie sociali, in primis i datori di lavoro.
Andiamo con ordine. Più volte Renzi ha manifestato ostilità nei confronti dei sindacati con lo scopo di delegittimarli, prendendosela soprattutto contro la CGIL; ha incontrato i sindacati alle 8 di mattina per un’ora (1) ed era palese la sua intenzione di squalificare un incontro che vedeva da una parte del tavolo i rappresentanti di 10 milioni di persone; frasi del tipo “se protestano ce ne faremo una ragione”, “mi rapporto direttamente con i lavoratori”, frasi contro grandi manifestazioni popolari, mostrano una forte animosità di fronte alle critiche che gli sono arrivate dalle organizzazioni sindacali. Così avviene quando contrappone i lavoratori “garantiti” ai lavoratori precari, i giovani agli anziani, i disoccupati agli occupati, il pubblico impiego all’impiego privato.
È evidente che la possibilità di licenziare senza regole non porterà alcun beneficio alla nostra economia e non farà assumere un solo lavoratore in più. Lo affermava lo stesso Renzi qualche mese fa. Ed è naturale che i sindacati si mobilitino di fronte alla perdita di una tutela importante dei lavoratori, ovvero la possibilità di essere reintegrati nel posto di lavoro da un giudice di fronte ad un licenziamento ingiusto.
Le balle raccontate per togliere una tutela sono persino fastidiose, Renzi contrappone i lavoratori garantiti (salario medio 1200€ mensili….) ai lavoratori precari e dimentica che le lotte dei lavoratori delle grandi aziende sono servite da apripista anche per il lavoratori meno in grado di difendere i propri diritti. Dimentica che in tutta l’Europa più avanzata (Germania, Francia, Gran Bretagna) c’è il reintegro e non solo il risarcimento economico. Dimentica che un preciso articolo della carta dei diritti dei cittadini europei impone di tutelare il lavoratore dall’ingiusto licenziamento: “Ogni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato, conformemente al diritto comunitario e alle legislazioni e prassi nazionali” (Art. 30). Dimentica, soprattutto, che se tutte le classi sociali devono contribuire alla ripresa economica del Paese rimangono esigenze e interessi diversi che non si appianano con chiacchiere e battute. I meno abbienti non sono i più forti e devono essere tutelati se interessa – oltre alla crescita – anche la giustizia sociale in un Paese in cui le diseguaglianze sono cresciute enormemente (secondo l’Ocse, oggi in Italia l’1% dei più ricchi detiene una ricchezza superiore a quella del 60% della popolazione).
Diceva Berlinguer: “Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire”. Sará un pensiero vecchio, ma è certamente molto più moderno e attuale dell’apologo di Menenio Agrippa a cui Renzi si ispira.