Liquidazione Veneto Banca: interrogazione dell’onorevole Grippo (Azione) con plauso delle associazioni dei risparmiatori

 

“Adesso ci aspettiamo che il Ministero dello Sviluppo economico risponda velocemente e in maniera ampia punto su punto. La liquidazione di Veneto Banca è ferma da tre anni e sono molti i punti su cui occorre fare luce in maniera piena”. A dirlo Marco Paccagnella e Patrizio Miatello rispettivamente presidenti di Federcontribuenti e l’associazione Ezzelino da Onara all’indomani del deposito presso la Camera dei deputati di una dettagliata interrogazione parlamentare a risposta scritta che interroga il Mise circa la liquidazione residuale degli asset ancora in capo alla ormai ex Veneto Banca. 

A firmare l’interrogazione la parlamentare Valentina Grippo, eletta in Veneto nelle fila di Azione (in foto). 

Al centro dell’interrogazione dell’onorevole Grippo due elementi messi in luce anche da recenti uscite stampa delle associazioni di Paccagnella e Miatello: fare luce sull’attività degli ultimi tre anni dei Commissari liquidatori, su cui è caduto un silenzio totale dato che nemmeno il sito internet 

https://venetobancalca.it/ risulta aggiornato negli ultimi tre anni. E’ da chiarire poi la sorte del principale asset ancora in liquidazione ovvero la partecipazione in Ferak Spa, società che controlla tra gli altri la quota di 1,26% di Generali e di cui l’ex banca di Montebelluna ha il 9%. 

Fari puntati nell’interrogazione dell’onorevole Grippo anche sull’operato dei commissari liquidatori: la parlamentare di Azione chiede al MiSE “se sia in fase di pubblicazione qualsiasi tipo di atto di rendiconto relativo alle attività svolte, ivi comprese

le spese sostenute e gli emolumenti percepiti dai citati commissari, nonché dell’eventuale indizione di una nuova asta o qualsiasi altra forma di licitazione o trattativa privata, al fine di liquidare la posta attiva ancora presente nello stato patrimoniale dell’ormai ex Veneto Banca S.p.A. 

“Andremo a manifestare sotto il MiSE – annuncia battagliero Marco Paccagnella – il ministero non ha più nessun alibi per coprire il silenzio circa il tesoretto da oltre 50 milioni di euro che giace intonso da tre anni: sono soldi dei veneti che devono tornare in Veneto”.