Sabato inaugurano due mostre dedicate a due artisti veneti che si muovono tra tradizione e sperimentazione. L’antologica dedicata a Luciano Zarotti, che sarà inaugurata alle ore 18 al centro culturale Altinate San Gaetano, e la personale di Vinicio Boscaini che sarà inaugurata alle 18.30 a palazzo Zuckermann.
Oltre cento dipinti, molti dei quali di grandi dimensioni, incisioni, vetri di Murano, terrecotte: è ampia ed emozionante la mostra “Luciano Zarotti. Cinquant’anni di pittura” allestita al centro culturale Altinate San Gaetano. Zarotti, nato a Venezia nel 1942, è stato tra i protagonisti dell’arte veneta di quest’ultima metà del secolo. Allievo di Luigi Tito, formatosi quindi alla robusta scuola dell’Accademia di radici ottocentesche, fa rivivere nei suoi esordi la tradizione, la cultura e le tecniche della grande pittura cinquecentesca veneziana, guardando a Tiziano e a Veronese. Una tradizione che contribuirà egli stesso a tramandare, in quarant’anni di insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Negli anni ’70 il suo lavoro virerà verso un’arte di “nuova figurazione”, dividendo il quadro con scene diverse, mescolando la luce di Tintoretto e i colori della pop art inglese. Le sue sperimentazioni lo porteranno infine ad un’astrazione sempre più personale, dipingendo non più con i colori ma con le polveri dei metalli, soprattutto indagando le sfumature dell’oro alla ricerca della luce degli antichi mosaici veneziani.
Incisore provetto, autore di affreschi e pale d’altare, designer di vetri a Murano per la Fucina degli Angeli, ha oggi scoperto la gioia di plasmare piccole figure in creta, ispirate all’amato immaginario barocco veneziano.
La mostra di Padova, curata da Stefano Annibaletto, riporta l’attenzione sulla sua lunga e intensa attività, ricca di svolte di percorso sempre vissute nella coerenza e nella continuità con la pittura storica. In occasione della mostra, promossa dal Comune di Padova con il sostegno della Fondazione Antonveneta, è stata pubblicata una monografia che si segnala come il primo profilo critico dell’artista, in vendita presso il bookshop del Centro culturale Altinate San Gaetano e presso la libreria Feltrinelli di Padova.
“Le Venezie metafisiche” è il titolo della mostra di Vinicio Boscaini allestita a Palazzo Zuckermann: una Venezia irreale, fantastica, magica e quasi impossibile è quella resa dal pittore con infinite varianti prospettiche e cromatiche nel decennio da inizio secolo ad oggi. Una vita varia quella di Boscaini, scandita da periodi diversi tra il natio Veneto, l’Europa, gli Stati Uniti, l’America, il ritorno tra i colli Euganei, le residenze diverse, il definitivo approdo alla “the little house” nella remota Valle S.Giorgio. Tuttavia il riferimento fondamentale è sempre il Veneto e Venezia e non solo la lezione delle Biennali, delle esposizioni di Ca’ Pesaro e della Bevilacqua La Masa, l’amicizia con Eugenio da Venezia, l’inserimento nel gruppo degli artisti dell’Ordine della Valigia, l’accostamento a Zotti, Tancredi, Licata; sono tutti indispensabili stimoli verso un personale e originale ripensamento per le tappe fondamentali dell’arte del novecento, dal cubismo al surrealismo, dal realismo magico alla metafisica con particolare predilezione per gli sviluppi veneti e italiani nei quali si sente visceralmente immerso. Se nelle nature silenti e nei ritratti – temi prediletti degli anni settanta- prevale il neocubismo di tratto braquiano e negli intensi e poeticissimi paesaggi dei colli degli anni ottanta-novanta forza cromatica ed affettività, sono le “Venezie” più recenti (2001-20011) a dare la misura di quanto nostalgie, rimpianti e realtà riescano ad elaborare nell’animo dell’artista. E’ sufficiente un’inferriata o una cancellata, una cupola o un arco gotico; è sufficiente una facciata di palazzo in bilico sull’acqua o l’ombra di una gondola; è sufficiente il profilo di una maschera o l’ala tesa di un colombo, il rudere di colonna rosa dal salso o l’inquietante evocazione di Ca’ Dario per riportare un luogo scaturito da radice emotiva o memoriale piuttosto che retinica La Venezia del ricordo durante i lunghi anni dell’assenza si fonde con la Venezia dell’apprendimento giovanile e con la realtà di ogni rivisitazione matura: la bellezza sfuggente si essenzializza, la Venezia dell’anima si sovrappone a quella dell’occhio, le luci cangianti virano in toni da squillanti a opalescenti o argentati sotto improbabili cieli; realtà e visione si sovrappongono oltre tempo e spazio in uno spaesamento totale di assoluta poeticità. Paolo Rizzi, curatore della monografia di Vinicio Boscaini (Una vita per l’arte, Graficompos, Monselice, 2007), citando la profonda natura veneta dell’artista, scrive: “Egli mi ricorda gli antichi viaggiatori veneziani, i mercanti che partivano per l’Oriente e il Catai: restavano anni e anni in terre lontanissime … e poi tornavano … più veneziani di prima. Per capire Boscaini e la sua pittura … bisogna por mente a questo. La sua veneticità”; già prima un altro suo importante critico, Dino Formaggio, lo aveva definito “pellegrino girovago nella vita e nell’arte”. (Flavia Casagranda).
Le due mostre rimarranno aperte fino al 9 ottobre 2011, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00. Ingresso gratuito.