É mancata lo scorso 7 marzo, alla vigilia della giornata internazionale della donna, Licia De Marco, probabilmente la più anziana attivista italiana di Amnesty International. Licia De Marco, nata a Monselice nel 1920, era giunta alla soglia delle 98 candeline: già professoressa di Fisica alla Facoltà di Medicina dell’Università di Ferrara, ha cresciuto ed educato, con grinta e passione, intere generazioni di attivisti padovani, spingendoli a praticare attivamente in città la difesa dei diritti umani. L’avvicinamento di Licia ad Amnesty era avvenuto a inizio anni Ottanta quando l’associazione internazionale si era interessata al caso di suo marito Guido Bianchini, esprimendo forti motivi di preoccupazione per le lungaggini del processo “7 aprile” che lo vedeva coinvolto con altre decine di imputati. Licia era sempre stata al suo fianco, dall’esilio in Francia fino alla definitiva assoluzione, e sempre lo sarà fino al 1998, anno della scomparsa di Guido. Una passione comune, la loro, che aveva come fulcro la casa di via Testi, nel quartiere Guizza, vero e proprio quartier generale dell’associazione, magazzino inesauribile di volantini e materiale, «ristorante» sempre aperto per amici di ogni dove. «Eccoli, Licia e Guido, di nuovo in movimento, comparire di quando in quando in Facoltà con pacchi di materiali di Amnesty da fotocopiare, con firme da raccogliere, con banchetti da allestire» li aveva ritratti nel 1998 Luciano Ferrari Bravo nel suo «Compianto per la scomparsa dell’amico Guido». «Si dice che il nostro movimento sia costituito da intellettuali e da manovali – ricorda Paolo Fontana, anima di Amnesty International a Padova -. Licia riusciva a far parte di entrambe le categorie anche se era piuttosto una donna del fare, partecipava assiduamente alle assemblee circoscrizionali dove non mancava mai un suo intervento». Donna esile e dolce ma dall’animo instancabile e nerboruto, Licia verrà salutata da amici e parenti lunedì mattina: il corteo per il Cimitero Maggiore partirà dall’obitorio alle 10.30.
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