Il Prof. Lorenzo Calò dell’Azienda Ospedaliera di Padova è il primo al mondo nell’ambito delle malattie renali, in particolare nelle malattie del trasporto tubulare renale. Lo stabilisce una ricerca della Johns Hopkins University (www.expertscape.com/ex/bartter+syndrome)
I ricercatori della prestigiosa Università Americana Johns Hopkins University di Baltimora che l’hanno recentemente pubblicata, si sono basati su un’estesa revisione delle pubblicazioni scientifiche in Nefrologia degli ultimi anni. La classifica dà notevole prestigio alla nefrologia italiana che occupa il quarto posto per nazioni dopo Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna. Il Prof. Lorenzo Calò, nefrologo, internista ed ipertensiologo dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova opera presso la Nefrologia 2.
Da oltre vent’anni segue in particolare la Sindrome di Bartter e la Sindrome di Gitelman, malattie renali genetiche che compromettono il riassorbimento tubulare renale di potassio e di magnesio. La conseguente riduzione nel sangue di potassio e magnesio può indurre l’insorgenza di aritmie cardiache che nei casi più gravi possono anche essere fatali e, seppur raramente, anche evolvere verso l’insufficienza renale cronica. La Sindrome di Bartter è più frequente nei bambini mentre la Sindrome di Gitelman si riscontra soprattutto nell’età adulta. L’analisi genetica identifica la mutazione nel gene che codifica per la proteina responsabile del trasporto tubulare renale del potassio permettendo la diagnosi di certezza.
Il Prof. Lorenzo Calò è riconosciuto punto di riferimento non solo nel triveneto ma anche a livello nazionale per la gestione clinica e la diagnosi di queste malattie. Un aspetto di queste malattie genetiche renali rilevato dal Prof. Calò, riguarda un modello umano unico nello studio delle basi cellulari e molecolari dell’ipertensione arteriosa. Malattie che, per molti aspetti, sono l’esatto contrario dell’ipertensione arteriosa ed i pazienti nei quali vengono riscontrate, pur possedendo molte caratteristiche biochimiche ed ormonali tipiche dell’ipertensione arteriosa, non hanno l’ipertensione
Pertanto, sostiene Calò, “capire perché questi pazienti non diventano ipertesi pur possedendo molte caratteristiche ormonali e biochimiche dell’ipertensione arteriosa, può essere di grande importanza per cogliere le basi cellulari e molecolari dell’ipertensione arteriosa stessa”.
Noti sono gli studi di Lorenzo Calò negli ultimi 15 anni in questa direzione, alcuni recenti in pazienti con Sindrome di Bartter e di Gitelman, che sono stati pubblicati su prestigiose riviste scientifiche internazionali e hanno permesso così di delineare nell’uomo nuovi meccanismi biochimici e identificare nuove proteine che possono svolgere un importante ruolo nella fisiopatologia dell’ipertensione arteriosa. Nuove strade, queste, per il trattamento dell’ipertensione arteriosa e delle sue complicanze cardiovascolari e renali.