Nonostante la chiusura delle palazzine del complesso Serenissima, non accenna a sfumare la tensione in via Anelli. L’ultimo episodio di prepotenza criminale ha avuto come vittima Paolo Manfrin (nella foto a fianco del sindaco Flavio Zanonato)
Qualcuno con una chiave sul cofano dell’auto gli ha inciso la parola «Seb». Bastardo nello slang degli spacciatori tunisini. Un marchio che nel linguaggio mafioso dei delinquenti nordafricani ha mille significati. Vuol dire che il lavoro che Manfrin fa dai tempi del ghetto di via Anelli da fastidio. Significa anche un avvertimento preciso, quasi volessero dirgli «attento perché ti conosciamo, sappiamo che macchina hai e quindi anche dove abiti». Manfrin, che ha denunciato l’episodio al commissariato Stanga però non si dice intimidito.
«I delinquenti non mi fanno paura – assicura Paolo Manfrin – ormai alle minacce non ci faccio più di tanto caso. Se dovessi andare in commissariato ogni volta che uno spacciatore mi minaccia dovrebbero dedicare un agente solo a queste pratiche. Mi dispiace più che altro per il contesto in cui mi hanno “sfregiato” l’auto. L’avevo appena parcheggiata dietro il Giotto per andare a salutare il questore che accompagnava il prefetto in un giro di ricognizione».
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