Il balzo dei beni energetici si trasferisce a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti che evidenzia come ad aggravare la situazione siano i cambiamenti climatici che ogni anno pesano sempre di più sulla resa dei principali prodotti dell’agricoltura padovana, tra grandinate, siccità, gelo e vento forte, solo per citare i casi più frequenti.
Per le operazioni colturali gli agricoltori – spiega Coldiretti Padova – sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione. Un problema particolarmente sentito nella Bassa Padovana, aggiunge Coldiretti Padova, dove si concentra il maggior numero di aziende impegnate nella coltivazione dei principali cereali, il cui aumento delle quotazioni compensa solo in parte il maggior costo a causa dei rincari delle materie prime. Centinaia di agricoltori sono impegnati nella coltivazione di quasi 60 mila ettari di colture cerealicole, in testa il mais con 33 mila ettari, seguito dal frumento tenero con altri 20 mila, presenti in particolare nella Bassa Padovana. A questi si aggiungono altri 35 mila ettari di coltivazioni industriali, in particolare 31 mila ettari i soia e 2.200 di barbabietola, per un valore della produzione complessivo di circa 150 milioni di euro.
In questi mesi, ricorda Coldiretti Padova, gli agricoltori devono fare i conti con l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, che ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%), il fosfato biammonico Dap raddoppiato (+100%) da 350 a 700 euro a tonnellata, mentre prodotti di estrazione come il perfosfato minerale registrano +65%. Non si sottraggono ai rincari anche i fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio che subiscono anch’essi una forte impennata (+60%).
L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Il rincaro dell’energia – continua la Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi.
“A fronte di questo balzo dei costi serve – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.
A questo si aggiunge la piaga delle pratiche commerciali sleali, contro le quali la Coldiretti è pronta a presentare le prime denunce per tutelare il lavoro e la dignità delle imprese agricole di fronte ad una nuova forma di caporalato nei confronti degli agricoltori. Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è infatti entrato in vigore il 15 dicembre il decreto legislativo in attuazione della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali, fortemente voluto dalla Coldiretti. E’ diventato quindi operativo lo strumento che blocca le speculazioni sul cibo che sottopagano i produttori agricoli in un momento in cui sono costretti ad affrontare pesanti rincari dei costi. Sul sito istituzionale del Ministero delle Politiche agricole è stata appositamente attivata la pagina “Pratiche sleali” con le indicazioni e le istruzioni per presentare segnalazioni di abusi e azioni scorrette, sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli.