Nicola Negro analizza quelle due o tre mosse che hanno portato il Padova a scomparire dal calcio professionistico

 

Da Nicola Negro, esperto di questioni biancoscudate e calcistiche in generale, riceviamo e pubblichiamo:
Sulla mancata iscrizione del Calcio Padova al campionato di Lega Pro c’è un grande rimpallo di responsabilità fra vecchia e nuova proprietà. La verità dei fatti è che le responsabilità di Marcello Cestaro sono enormi. Negli anni della sua gestione Cestaro ha creato un sistema drogato da perdite pressoché fisiologiche, tant’è che nell’analisi dei bilanci sulle società di serie B condotta nel 2012 da una società specializzata risultava che il Padova produceva 1/4 delle perdite a di tutta la categoria. Tanto per guardare agli ultimi bilanci la società ha perso: nel 2011: – € 9,9 mln e nel 2012 – € 10,5 mln. Dal 2011 al 2012, anziché tagliare e cercare un equilibrio economico, il numero dei dipendenti della società è cresciuto da 66 a 76 in una società in cui il solo costo del personale è arrivato ad essere il 118% dei l totale dei ricavi. Nel 2013 nell’anno del passaggio di testimone a Penocchio e accoliti, la perdita è stata di – € 9,9 mlm di cui circa 2/3 maturati nei primi 5 mesi. A Cestaro va imputata anche la cessione (un regalo più che altro…) a una compagine rivelatasi non solo quantomeno di dubbie capacità manageriali e tecniche, visto il verdetto emesso dal campo, ma soprattutto non intenzionata a investire sulla società con un piano di medio lungo periodo come dimostra il punto successivo. La terza responsabilità, un errore fatto certamente anche per passione e per senso di responsabilità, è di aver cercato di salvare baracca e burattini spendendosi nell’organizzare incontri con altri imprenditori per risolvere un problema che doveva e poteva essere solo della nuova proprietà. Cestaro e l’Unicomm avevano già fatto la propria parte nella chiusura del bilancio 2013. La perdita di € 9,9 mln è stata tamponata attingendo per 2/3 alle riserve (ridotte a circa € 345.000) e per 1/3 grazie al versamento dell’Unicomm. Una situazione societaria tanto preoccupante da spingere il collegio sindacale a a lavarsene le mani ribaltando ogni responsabilità sugli amministratori rei di non aver messo un euro in una cassa svuotata dai debiti…