C’è anche la storia del giovane imprenditore padovano Nunzio Martinello, CEO della società di consulenza digitale Noonic, fra quelle raccolte nel libro “Qualcosa è accaduto. 70 storie di vita tra Italia e India”. Il volume, curato dall’ambasciatore d’Italia in India Lorenzo Angeloni e da Maria Elettra Verrone e edito da Juggernaut Books, è stato presentato ieri alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma in occasione dei 70 anni dall’apertura delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Erano presenti il sottosegretario agli Affari europei e presidente dell’Associazione Italia-India Sandro Gozi, l’ambasciatore Angeloni e dell’ambasciatore d’India in Italia Reenat Sandhu.
Il capitolo firmato da Martinello, intitolato «India e startup: un ponte verso il futuro», chiude il volume, e segue gli interventi di personaggi del calibro della scrittrice Dacia Maraini, dell’imprenditore Luciano Benetton, dell’attore Kabir Bedi, dell’editore Roberto Calasso e del giornalista Aldo Cazzullo.
Noonic è la startup fondata nel 2011 dagli allora 22enni Nunzio Martinello, Nicola Possagnolo e Sebastiano Favaro. Nel 2013 hanno aperto la prima azienda in India. «Basso costo di startup, grande disponibilità di risorse qualificate nel settore dell’Information Technology, l’enorme opportunità di mettere piede in uno dei mercati fra i più promettenti del pianeta»: questi, scrive Martinello, i motivi che li hanno spinti ad aprire nella città di Trivandrum. Qualche tempo dopo, scrive l’imprenditore, «abbiamo scelto come nostra sede Bangalore, al centro della “Silicon Valley indiana”, per posizionarci nel cuore dell’ecosistema dell’innovazione».
Oggi Noonic – che fa parte della tribù di Nuvolab, l’acceleratore di imprese fondato da Francesco Inguscio – lavora in sinergia fra i due Paesi. In India sviluppa prodotti innovativi e startup, in particolare recentemente sulla tecnologia blockchain. In questi anni Martinello ha sviluppato una fitta rete di contatti che lo rendono un punto di riferimento per chi vuole affacciarsi all’ecosistema startup indiano, che lui definisce « una grande area-test, un grande bacino di competenze e quindi un nuovo sbocco per tutta l’innovazione Made in Italy che ha bisogno di confrontarsi con dinamiche globali per iniziare crescere a due cifre. In India si può, il ponte è gettato: basta solo attraversarlo».