Copiare l’Abruzzo. E’ la richiesta che il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova chiede alla Giunta Regionale del Veneto.
L’Abruzzo, infatti, ha approvato la norma che impone lo stop all’apertura di centri commerciali fino al 31 dicembre 2021.
“Una scelta coraggiosa – commenta il presidente di Ascom Padova Patrizio Bertin – che fa onore a quella Regione che, prendendo atto dell’esuberanza di grandi strutture di vendita nel territorio, ha deciso per un riequilibrio del sistema distributivo regionale che, lì come qui nel Veneto, evidenzia una presenza patologica della Grande Distribuzione Organizzata rispetto ai valori medi nazionali. Alla Giunta Regionale ed, in primis, all’assessore Roberto Marcato che in questi mesi ha dimostrato di comprendere, sostenendole, le nostre istanze, va dunque la mia sollecitazione per una difesa dell’intero sistema distributivo del piccolo commercio veneto e dell’occupazione che esso è in grado di garantire”.
D’altra parte, dalla norma sulla limitazione del consumo del suolo all’obbligo del parere favorevole di più Comuni confinanti perché si possa costruire un centro commerciale fino alla proposta di sottoscrizione dell’impegno, da parte di tutti i gruppi, per una regolamentazione delle aperture festive, il Veneto sembra destinato ad essere una delle Regioni in grado di limitare lo strapotere della GDO.
“Uno strapotere – conclude Bertin – che comincia a fare acqua da tutte le parti. Dopo gli Stati Uniti è adesso la Francia a chiedersi quali danni abbia prodotto una presenza massiccia e senza contrappesi sul tessuto sociale delle periferie, ma anche l’Italia sta prendendo coscienza che l’apertura di grandi strutture di vendita non è funzionale ad uno sviluppo equilibrato e l’iniziativa dell’Abruzzo ne è una testimonianza”.
“In questo senso – conclude il presidente dell’Ascom di Padova – la strenua battaglia nostra e di tanti cittadini contro l’apertura del mega centro di Due Carrare, ora “imbrigliato” dall’intervento della Soprintendenza che ne contesta l’insediamento in un’area a forte interesse storico-culturale, è la dimostrazione che l’economia ha bisogno di regole. Non per limitarne le potenzialità, ma per evitarne gli abusi”.