Nuovo centro commerciale a Due Carrare: ovvero si fa presto a dire no a tutto quando sei un pensionato d’oro (e la nostalgia del filò in stalla ti viene alla guida del Suv full optional)

 

Oltre la sessantina. Sia come numero che come età media. A Monselice, seduti su sedie Algida, in un angolo di parco Buzzaccarini, a discutere per un paio d’ore di quanto era bello quando ci si trovava a fare filò nelle stalle, e non adesso che ci si incontra nei centri commerciali. A parlare di consumismo sfrenato che avvelena le persone, di cemento che devasta un territorio che invece dovrebbe essere una sorta di Arcadia. Il tutto tra una poesia di Andrea Zanzotto, una citazione di Mario Rigoni Stern e la lettura finale della lettera di un capo indiano d’America al presidente degli Stati Uniti.
Con Francesco Jori, che fu giornalista di gran penna, ora in pensione, a tirare le fila dei ragionamenti portati avanti sul centro commerciale dal sindaco del comune confinante, quello di Battaglia Terme, Massimo Momolo, dal direttore di Confesercenti, anche lui di Monselice, Maurizio Francescon, e di Gianni Sandon del coordinamento delle associazioni ambientaliste dei colli euganei. Sei relatori in tutto si sono portati dietro dieci uditori in media a testa.
Con Francesco Jori che ironizzava al finale: “Sarà un cammino lungo, ed io che ho l’età di Mosè non ne vedrò neanche la fine probabilmente, ma occorre avere quella che Rimbaud chiamava “ardente pazienza”.
Doveva essere un convegno su una colata di cemento paragonata da alcuni a quella del Vajont, con un senso sinistro e forse anche poco rispettoso dei tanti morti di quella tragedia: si doveva parlare di terza corsia della Bologna -Padova, del centro Agrilogic della Interspar a Monselice e del nuovo life style center di Due Carrare. I relatori hanno parlato diffusamente di quest’ultimo. Senza una controparte che spiegasse cosa sia in effetti questo grande contenitore con un centinaio di negozi, che tanto sta facendo discutere i confinanti attori di una tragedia annunciata che assomiglia a quei drammi in cui il vero protagonista non c’è, come il signor Godot, tanto per rimanere in tema di citazioni letterarie.
Diceva il sindaco Momolo, prima di citare l’enciclica di Papa Francesco sulla sacralità del creato intitolata “Laudato sii”: “E arriveranno a proporre il tema dell’occupazione come un ricatto, ma noi non dobbiamo cedere a queste scorciatoie”.
Lo diceva il sindaco di Battaglia Terme, assente quello di Due Carrare, in un Comune, quello di Monselice, che giusto qualche anno fa ha letteralmente buttato via un investimento della Italcementi da 160 milioni di euro e che ha sacrificato 600 posti di lavoro, in nome del paesaggio. Insomma, ognuno a commentare ciò che succede in casa d’altri. Ora lo stabilimento di Monselice dove per quarant’anni hanno lavorato 400 operai è vuoto, sacrificato sulla pira del si stava meglio quando qua era tutta campagna. Recintato e sorvegliato, nessuno sa cosa se ne farà. Poteva essere uno degli impianti più moderni d’Europa è diventato il più recente esempio di archeologia industriale.
Il life style center di Due Carrare dovrebbe portare in una prima fase lavoro per 300/400 persone nella fase realizzativa ed almeno 1200 posti di lavoro stabili al momento della sua aprtura. Totale dell’investimento del fondo americano che sta faticosamente cercando di portare in fondo l’operazione: 120 milioni di euro.
In mezzo c’è il fuoco di fila dello stesso comitato di pensionati che ha sbarrato ogni sviluppo possibile per la bassa padovana. Che evidentemente si vuole mantenere bassa, avida di lavoro, quasi mezzadra.
“Dobbiamo tenere duro, attraversare il deserto” diceva Checco Jori alla platea di coetanei dalle chiome argentate dal tempo. Con l’impressione che però alla fine della traversata non ci sia nessuna terra promessa, ma appunto, ancora deserto.
E chi teorizzava la poesia del filò, a fine serata, è tornato a Padova o nei comuni limitrofi in cui vive, a bordo di un Suv. Dopo aver imprecato contro le novemila auto che ogni giorno a dicembre raggiungerebbero il mega centro di Due Carrare. “Ammorbando di miasmi la pianura ai piedi dei nostri gentili Colli Euganei” diceva qualcuno prima di mettere in moto il fuoristrada tremila di cilindrata. Non sapendo che su quella zona c’è già un casello autostradale e che, ora che arriverà la data dell’inaugurazione del centro, metà se non di più, del parco circolante, sarà elettrico.
Sono tornato a casa anch’io. Sperando che tra cinque anni un’auto elettrica sia a disposizione di tutti e che il prezzo dell’Arcadia e della nostalgia del filò non siano altre centinaia di posti di lavoro sacrificati sull’altare del partito del No.
Alberto Gottardo

 

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