Persino Matteo Salvini sarebbe preoccupato e infastidito dal braccio di ferro in corso tra il neo sindaco di Padova Massimo Bitonci e il governatore del Veneto Luca Zaia sul nuovo ospedale. A raccontarlo un documentato articolo di Savide D’Attino pubblicato dal Corriere del Veneto in edicola oggi che riportiamo qui di seguito.
Ospedale, Salvini a Bitonci: «Basta litigare con Zaia»
Caso Padova, il segretario del Carroccio riprende il sindaco alla festa padana. E la Regione non esamina il suo piano
PADOVA La scelta di organizzare la festa nazionale della Lega a Cittadella, dov’è stato vicesindaco per 10 anni e sindaco per altrettanti e dove tuttora vive, era stata compiuta apposta per lui. E per celebrare la sua «storica» vittoria all’ombra di Sant’Antonio. Sembra però che a Massimo Bitonci, ora primo cittadino di Padova, il raduno padano di domenica scorsa sia risultato, per certi versi, indigesto. Voci qualificate riferiscono che l’ex parlamentare, tra i gazebo dell’evento ma lontano da occhi indiscreti, sarebbe stato duramente «catechizzato» dal segretario federale del partito Matteo Salvini sul tema del nuovo ospedale padovano e, di conseguenza, sul «grande freddo» in atto tra lo stesso Bitonci e il governatore Luca Zaia. «Massimo — sarebbero state, più o meno, le parole dell’eurodeputato — smettetela, tu e Luca, di farvi la guerra e trovate al più presto una soluzione che vada bene a entrambi. Altrimenti i rischi sono due: quello di scatenare una spaccatura all’interno del partito e quello, soprattutto, di rendere più complicata la nostra vittoria alle regionali del prossimo anno». Una «reprimenda» che avrebbe annerito, e non di poco, l’umore di Bitonci, che forse non a caso ha poi rinunciato a intervenire sul palco, limitandosi a dire: «Oggi preferisco fare il semplice militante e stare in mezzo al popolo».
Insomma, la tensione tra lui e Zaia pare aver raggiunto il livello massimo. Tanto che sono in molti a giurare che l’inaspettata assenza del presidente del Veneto, dieci giorni, fa all’inaugurazione dell’orto botanico di Padova, sia stata proprio dettata dalla volontà del governatore di non incontrare, né in pubblico né in privato, il collega di partito. Il quale ieri ha diffuso la delibera con cui la giunta di Palazzo Moroni ha prima stabilito di «rinegoziare» l’accordo di programma relativo al nuovo ospedale di Padova ovest, sottoscritto il 2 luglio 2013 da Regione, Azienda ospedaliera, Iov, Comune, Provincia e Università, e poi ha preso atto dello «studio per la rigenerazione dell’ospedale esistente». Cioè l’ormai nota soluzione «nuovo su vecchio». «La struttura prevista — si legge nel documento — consente di realizzare sull’area est dell’attuale complesso tutto il nuovo ospedale, per una capacità minima di 1.320 posti letto espandibili a 1.760 se si ipotizza di costruire 4 piani fuori terra, mentre i posti letto sono 1.560 espandibili fino a 2.200 qualora i piani fuori terra siano 5». I costi? Quasi 800 milioni di euro tra costruzione, attrezzamento, attivazione, demolizioni e spese varie. «Risulta evidente che il nuovo ospedale che si propone — recita ancora la delibera — presenta costi di realizzazione analoghi a quelli del nuovo ospedale previsto dalla Regione». Da Palazzo Balbi bocche cucite. Ma, a taccuini rigorosamente chiusi, qualcuno racconta: «Il presidente Zaia non prenderà mai in considerazione una proposta del genere. Punto e stop».
Intanto, proprio sui costi elencati sopra, interviene il consigliere regionale Claudio Sinigaglia (Pd): «Il progetto che Bitonci ha presentato ieri (martedì, ndr) è diverso da quello illustrato in Regione il 28 luglio scorso per spese, volumetrie e spazi. Significa che il primo era una bufala. E questo non è affatto migliore: per rispettare il budget, infatti, vengono conservati gli attuali e inadeguati 130 metri quadri a posto letto e non si sale invece a 200, come richiedono i nuovi ospedali. In secondo luogo: sono previsti 5 stralci e per ognuno, bene che vada, ci vogliono 5 anni, 2 solo per la gara europea. Quindi, per mettere in atto il piano di Bitonci, serviranno minimo 25 anni, altro che 15, e i costi saliranno fino ad un miliardo di euro».