Desidero esprimere in questo momento una profonda vicinanza e solidarietà alle Cucine economiche popolari, a suor Lia, agli operatori e a tutti i volontari che ogni giorno si impegnano per dare da mangiare alle persone in disagio che vivono o passano per questa città.
Sono uomini e donne, esistono, sono presenti, hanno un volto, un nome, una storia e a loro si cerca di dare una mano concreta e un aiuto.
L’episodio dell’uccisione di un tunisino da parte di un altro connazionale ammalato e conosciuto dai servizi psichiatrici è gravissimo, ma va collocato nel suo contesto.
Mi dispiace che questo episodio venga strumentalizzato e usato per fini politici.
Riconosciamo l’opera delle Cucine che con il loro lavoro quotidiano fanno una grandissima attività di prevenzione e cura.
È facile nei momenti di crisi e nelle situazioni complesse trovare facili soluzioni o dei capri espiatori. Non è semplicemente spostando le Cucine economiche che si risolvono le problematiche complesse legate al tema dell’immigrazione e del disagio della zona della stazione, l’ha ribadito chiaramente il vescovo Antonio Mattiazzo. Come non è sufficiente solo aumentare la presenza delle forze dell’ordine. Dal 2008 Banca popolare Etica in collaborazione con il Comune di Padova ha avviato un progetto in partnership con l’Associazione Mimosa per la riqualificazione ed il miglioramento della qualità della vita della zona stazione. Si tratta di un processo di collaborazione tra pubblico e privato e di partecipazione di tutte le parti sociali e di singoli residenti e lavoratori nella gestione di un territorio. Le iniziative sinora realizzate hanno contribuito alla rivitalizzazione della zona – attraverso feste ed eventi culturali – alla sua rivalorizzazione commerciale attraverso l’insediamento di un mercato contadino e il coinvolgimento degli esercizi commerciali stranieri, nonché – grazie alla collaborazione con le Cucine economiche popolari – all’inclusione di soggetti emarginati attraverso percorsi di mediazione e d’integrazione sociale.
L’esperienza di Caritas mostra che nei luoghi dove ci sono le maggiori difficoltà lì possono emergere le persone più belle, motivate e le idee più nuove e alternative. Crediamo sia importante in questo momento unire forze e idee per iniziare insieme un cammino e un processo per farsi carico tutti insieme di questa importante e significativa zona della nostra città. Non deleghiamo, non cerchiamo soluzioni facili, ma mettiamoci insieme, iniziamo a collaborare, uniamo le forze. Chissà che da questa tragica vicenda, che ha visto – purtroppo – anche la morte di una persona, possa nascere un processo e un cammino di cittadinanza attiva, viva e partecipe.
don Luca Facco
direttore Caritas diocesana di Padova