Il mondo della disabilità comporta una serie di sacrifici e di difficoltà da affrontare. Infatti, ci sono dei limiti che le persone diversamente abili si trovano a dover prendere in considerazione, in quanto non sempre i Governi sono in grado di risolvere problemi relativi alle barriere architettoniche o anche legati all’integrazione lavorativa. Il percorso di inserimento lavorativo, così come anche il rispetto dei diritti sociali, il modo in cui le leggi sono cambiate nel corso del tempo sono tutti elementi che fanno parte del dibattito politico da diversi anni. Nonostante tutto, ancora oggi si fatica a trovare una soluzione a questi aspetti.
Inserimento lavorativo dei diversamente abili
La questione dell’inserimento lavorativo dei diversamente abili è un aspetto su cui spesso si dibatte. Già negli anni sessanta, ci sono state diverse norme fatte proprio con lo scopo di dare una mano e cercare un collocamento per le persone con disabilità. Con questi scopi è nata nel 1968, la legge 482 che andava a disciplinare le assunzioni presso le pubbliche amministrazioni e le aziende private. Questa legge obbligava gli enti pubblici e le aziende private ad assumere le persone con invalidità, senza però tener conto di quelle che erano le competenze oppure la qualità dell’inserimento lavorativo. Invece la legge 104 del 92 valutava il soggetto diversamente abile in base alle sue capacità relazionali e lavorative. La normativa vigente, la 68 del 1999, raccoglie una serie di leggi che obbligano al collocamento ma soprattutto, si concentrano sui servizi e sulla cooperazione di tutti i soggetti. Alla base di questo collocamento c’è anche tutta il confronto tra Asl, Comune, servizi regionali e provinciali per fare in modo che il diversamente abile abbia accesso alla formazione e al lavoro in termini adeguati alla sua capacità.
I diritti sociali dei disabili
In ambito lavorativo – e non solo – si fa anche sempre particolare attenzione ai diritti sociali dei disabili. Infatti, devono essere sempre garantiti il diritto alla formazione, all’istruzione, il riconoscimento della disabilita nonché il rispetto di tutti i diritti costituzionalmente garantiti. Ovviamente, nel luogo di lavoro si deve anche riuscire sempre a garantire l’utilizzo di strumenti informatici, il superamento delle barriere architettoniche e la tutela giudiziaria in caso di discriminazione, nonché il supporto per vari tipi di servizi sociali. Tra le altre cose nei diritti garantiti nelle norme che si sono susseguite nel corso degli anni, vi sono l’esenzione dal ticket, la facilità per i trasporti pubblici o con supporto di provati come con Allied Mobility, con l’aereo e i contrassegni per la circolazione e la sosta.
In che modo i governi italiani possono supportare la migliore integrazione per le persone diversamente abili?
Nonostante siano state fatte, a partire dalla fine degli anni 90, diverse leggi per la tutela dei diritti dei disabili, ancora oggi sono tanti i servizi che non vengono garantiti. Secondo le associazioni di categoria, la maggior parte dei disabili di età superiore a 65 anni che si trovano nel sud Italia, non può contare sull’aiuto familiare e non riescono ad avere il giusto supporto. Un altro diritto che viene disatteso da parte dello Stato nei confronti dei disabili, riguarda l’occupazione. I disabili sono occupati solo al 18% e ci sono ancora differenze di genere in questa percentuale. Il corso degli anni anche diminuite la spesa dedicate alla disabilità ed è un dato che ovviamente va assolutamente rivisto. Stesso discorso per la legge sulle barriere architettoniche che dovrebbe garantire maggiori sostegni perché non sempre, nonostante gli incentivi previsti anche per i privati, vi è stato un superamento degli ostacoli edilizi per i diversamente abili.
In che modo si può garantire una maggiore integrazione dei disabili?
Nonostante la convenzione ONU e la legge 18 del 2009, ancora oggi il concetto di inclusione per i diversamente abili resta difficile da applicare. Le persone con disabilità, spesso vivono una situazione passiva nel loro inserimento nella società e generalmente, l’atteggiamento caritativo e assistenziale, non è quello che di cui hanno bisogno. Bisognerebbe perciò cercare di garantire maggiori modi di autonomia, così da stabilire un rapporto sociale tra persone diversamente abili e normodotati. Sotto questo aspetto, potrebbero essere garantiti una serie di progetti, di servizi e fondi destinati proprio a tale scopo, così da riuscire a rendere la vita dei disabili è più semplice.