Padova piange monsignor Giovanni Nervo, lunedì il funerale

 

La Diocesi e la città di Padova piangono monsignor Giovanni Nervo fondatore della Caritas, che ha presieduto fino a metà degli anni ’80. Monsignor Nervo, malato da tempo, è mancato nella notte di ieri all’età di 95 anni. Da tre era ospitato all’Opera della Provvidenza di Sarmeola. Dalla Diocesi il cordoglio ”per una perdita, ma anche la riconoscenza per aver condiviso per tanti anni un dono che il Signore ha alimentato dando voce ai poveri e ai bisogni degli ultimi”. Le esequie saranno celebrate nella Cattedrale di Padova con ogni probabilità lunedì pomeriggio alle 10, data e ora verranno confermati nella giornata di domani.

Questo il ricordo che di monsignor Nervo fa l’ex sindaco di Padova Paolo Giaretta:
“Monsignor Giovanni Nervo ci ha lasciati, alla veneranda età di 95 anni, ma lasciando un grande vuoto per i tantissimi che lo hanno conosciuto, che sono stati ispirati dal suo pensiero, dalla sua parola, dalla sua azione, per i molti “ultimi della vita” per cui ha profuso la sua intelligente creatività, nell’essere caritatevole soccorritore.

Un grande prete sociale della Diocesi di Padova, insieme all’indimenticato amico suo e di tanti Mons. Pietro Zaramella. Ambedue impegnati nella resistenza, coraggiosi nello sfidare la dittatura nazifascista, animatore della presenza sociale della Chiesa nelle fabbriche, al fianco dei lavoratori negli anni faticosi della ricostruzione e poi delle battaglie sociali. Sempre in giro con la loro bicicletta in mezzo alla gente.

Un prete innovatore sul versante delle politiche sociali, oltre la dimensione privata della carità, per la realizzazione di un moderno sistema di welfare. Fondatore nel 1951 della Scuola superiore di Servizio Sociale di Padova, che ha in pratica costruito in Italia la professione dell’Assistente Sociale. Nel 1971 riceve dalla CEI l’incarico di fondare la Caritas Italiana di cui resta responsabile fino al 1986.

Infaticabile propugnatore di buone idee nel campo sociale come Presidente della Fondazione Zancan dal 1986 oggi, critico esigente della mala politica e coraggioso sostenitore di quella buona. Figlio fedele della Chiesa, a cui tanto ha dato, ma nello stesso tempo senza peli sulla lingua nel criticarne i limiti. Dalla parte dei poveri sempre, anche quando poteva essere scomodo, ma insieme convinto che la povertà spirituale fosse un male ancora più grave della povertà materiale.

Ci lascia insieme alla sua opera che continuerà nei cuori delle persone e nelle iniziative che ha costruito un corposo insieme di scritti di carattere sociale, politico, spirituale, teologico che sono anch’essi un lascito prezioso.

Nell’ultimo incontro qualche settimana fa in ospedale con il suo luminoso sorriso mi accennava alle sofferenze della malattia dicendo “anche questa purificazione è un bene”. Ma la sua è stata una intera vita di dedizione al bene e certamente sarà tra le schiere dei Giusti”.