Un laboratorio per un pensiero radicale, politico nel senso più puro e più lontano dai partiti possibile. E’ Radix, think tank nato in Gran Bretagna su impulso di un gruppo di attivisti di area lib-dem ed ora anche in Italia, con una riunione costitutiva in sala dei Giganti di piazza dei Signori.
A presiedere la riunione, denominata “Veneto, Europa – Dal movimento dei sindaci all’autonomia” Corrado Poli, urbanista che è stato il punto di congiunzione tra Joe Zammit-Lucia, cofondatore di Radix in Gran Bretagna e la docente di geografia dell’università autonoma di Barcellona Antònia Casellas Puigdemasa, i due ospiti d’onore del convegno a cui ha partecipato anche il docente di storia economica dell’università di Padova Giorgio Roverato. Trasversale la partecipazione di rappresentanti politici al convegno, con i saluti da parte dell’amministrazione comunale portati dal consigliere comunale Antonio Foresta, a cui ha seguito un intervento dell’ex candidato a sindaco per il Movimento 5 stelle e consigliere comunale Simone Borile. Tra gli intervenuti esponenti di spicco della politica veneta come il capogruppo al Senato del Movimento 5 stelle Giovanni Endrizzi, la parlamentare del Pd Simonetta Rubinato e il sindaco di Scorzè Giovanni Battista Mestriner.
A questo link il servizio realizato dal giornalista Guido Barbato per Antenna 3 Nordest
“Il nostro nome, Radix, deriva dal termine latino per la parola radice – ha spiegato Joe Zammit-Lucia – Essere radicali non significa tentare di rovesciare lo status quo in una sorta di caos anarchico. Piuttosto, riguarda andare alla radice reale delle questioni quotidiane. Sfidare ciò che è diventato come il sapere accettato che non può essere messo in discussione. Essere radicali equivale a sfidare la pigrizia di pensiero. Noi intendiamo il nostro ruolo in Radix come parte di una versione del XXI secolo degli anni Sessanta. Il nostro obiettivo è quello di ripensare il modo in cui funzionano governo e società. La tecnologia digitale odierna offre l’opportunità di una cittadinanza partecipativa in una maniera finora impossibile. Dovremmo accoglierla e garantire ai cittadini una voce di rilievo”.
“In Radix, il nostro ruolo è quello di insidiare le torri d’avorio. La nostra funzione è quella di diffondere un nuovo pensiero – ha aggiunto Joe Zammit-Lucia -, al fine di smantellare le politiche tribali e unire le persone appartenenti o meno a partiti politici. Di indirizzare le loro energie verso la messa a frutto delle opportunità che si profilano davanti a noi. Opportunità che le istituzioni sorpassate del dopoguerra sembrano incapaci di sfruttare. Istituzioni che oggi sembrano essere stanche e non più adatte a svolgere la loro funzione.
Attualmente la politica della Sinistra contro la Destra è moderna quanto un calesse trainato da cavalli. Graziosa quanto una nostalgica attrazione turistica, ma totalmente inadatta al mondo moderno. L’energia politica attuale non proviene né dalla Sinistra né dalla Destra. Sono entrambe forze conservative intrappolate nel loro guardare al passato anziché al futuro. L’energia politica rinvigorente attuale emerge da coloro che non si definiscono né di Destra né di Sinistra. Non sono vincolati dalle vecchie ideologie. Al contrario, sono concentrati nella costruzione di un futuro prosperoso nel mondo contemporaneo. Desiderano vedere una politica dei cittadini, non dei partiti. Aspirano a comprendere il modo in cui la tecnologia e la nuova società migliorano le vite e le opportunità. Non ascoltare i racconti di dolore e distruzione su come la tecnologia applicata al lavoro li renderà non più necessari.
Sono orientati dalle preoccupazioni odierne. Ossia come creare una distribuzione più equa di ricchezza e prosperità. Come proteggere l’ambiente in cui tutti viviamo. Come poter essere partecipanti attivi della vita civica. Come far in modo che la propria voce venga ascoltata nelle burocrazie sempre più remote e soffocanti di Londra, Roma e Bruxelles. In quale modo possiamo utilizzare l’incredibile energia nei nostri tempi affinché sia una forza benefica.
Questo è ciò di cui si occupa il centro radicale: uscire dalla frustrante stagnazione dello status quo. Uno status quo sostenuto da gruppi di interesse consolidati che difenderanno i propri privilegi sino alla morte”.
Seguito con molto interesse anche l’intervento di Antònia Casellas Puigdemasa, docente di geografia all’università autonoma di Barcellona.
“Molti domandano perchè ora Catalogna ha accelerato sull’indipendentismo, dopo una autonomia stabile e progressivamente ampia – ha detto Antònia Casellas Puigdemasa – questa domanda non ha una sola risposta: si può usare l’argomento economico: è sicuramente un indicatore importante ad esempio la disparità economica che attraversa varie regioni in Europa, non solo in Spagna. Il divario tra la Catalogna e il resto della Spagna sta aumentando e questo ha un ruolo. C’è una questione linguistica, e storica su cui poggiano le dinamiche economiche e politiche e certo ha avuto un ruolo la retromarcia sullo Statuto approvato nel 2007 e poi parzialmente bocciato, quattro anni dopo dalla Corte Costituzionale. Occorrerà del tempo per trovare una via di uscita politica dall’attuale situazione”.