Strana battaglia quella che si sta combattendo attorno all’ex Prandina.
“Strana perché – dichiara il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova – rischia sempre di scivolare verso la scelta ideologica o, talvolta, di proporre soluzioni di difficile attuazione “.
Eppure, fin da quando l’Ascom Confcommercio, ormai più di due lustri fa, propose lo spazio un tempo adibito alla caserma come spazio dedicato al parcheggio, i “fondamentali” non sono cambiati.
“Già in quel tempo – continua Bertin – noi proponevamo un parcheggio che avesse una funzione di supporto soprattutto nei confronti di chi veniva a Padova. Il collegamento con la vicina tangenziale ne faceva (e ne fa) un terminale ideale per chi, in auto, raggiunge Padova e vuole fruire dell’offerta culturale e commerciale della città”.
Nell’attuale versione tutto questo è di là da venire.
“La provvisorietà – continua Bertin – fa sì che l’asfalto sia una chimera ma soprattutto fa sì che non esista un cartello che conduca al parcheggio peraltro difficile da raggiungere da via Vicenza visto il senso unico che caratterizza via Orsini”.
Tutte questioni rimaste sullo sfondo, superate da quella che riguarda la tariffa.
“Un tema che rischia di essere fuorviante – sottolinea Bertin – perché si concentra su qualcosa che al turista (se è soprattutto al turista che ci rivolgiamo) interessa poco. Al turista interessa arrivare in città e non dover girare a vuoto alla ricerca di un posto in un cui infilare l’auto”.
Poi c’è il sistema di riscossione della tariffa.
“Un parcheggio che serve il centro e che non è dedicato solo alla sosta brevissima – mette in risalto il presidente – non può prevedere la riscossione della tariffa in anticipo. Tutti i parcheggi centrali delle piccole, medie o grandi città si basano sul fatto che la tariffa si paga a sosta completata. Più di qualcuno, in questi giorni, mi ha fatto notare che il rischio, una volta parcheggiato e raggiunto il centro, sia quello di dover tornare all’ex Prandina perché il tempo è scaduto. La qual cosa si configura con un doppio danno: per l’utente che rischia la multa e per la città che rischia di non essere goduta come si converrebbe”.
Ovviamente tutto questo sembra non interessare a chi, leggasi Legambiente, vuole a tutti i costi sminuire il valore di un punto di sosta importante per il centro.
“Chiaro – aggiunge Bertin – che se fino ad ora il parcheggio serviva soprattutto i padovani per così dire “stanziali”, questi abbiano pensato bene di evitare il pagamento della tariffa ma, come ripeto, da qui a dire che il parcheggio non serve o è caro ce ne corre”.
Insomma: così come il “tutto esaurito” di prima del 15 novembre non era significativo perché consentiva una sosta lunghissima, così i posti liberi attuali non sono altrettanto significativi perché sono tali in quanto è sbagliata, seppur provvisoria, la destinazione “non turistica” dell’area e, soprattutto, la sua sostanziale non conoscenza dell’esistenza.
“Quella di configurare per l’ex Prandina una destinazione in buona misura turistica – conclude Bertin- tende infine ad escludere la realizzazione di una “navetta”. Ai turisti, infatti, possiamo e dobbiamo offrire la possibilità di godere dei negozi che si affacciano su corso Milano e che la messa in strada di un mezzo oggettivamente renderebbe vana”.
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