Domani ci sarà un Consiglio comunale che rischia di essere un processo politico, personale, che rischia di trasformarsi in gazzarra.
Premetto: Daniela Ruffini non mi è mai stata nè simpatica dal punto di vista personale nè ha mai avuto ed avrà mai il mio voto.
Questa antipatia, credo reciproca, non mi evita però di vedere quello che sta succedendo, che non è proprio una cosa democratica, nè degna della storia di Padova.
Un linciaggio mediatico potenzialmente pericoloso. C’è chi, evidentemente a corto di idee migliori, ha lanciato una petizione per chiedere le dimissioni del consigliere comunale. Una cosa ben poco onorevole poichè l’iniziativa arriva da un altro consigliere comunale, appena esautorato per altro dal suo “gran capo” dal ruolo di capogruppo della Lega Nord.
Daniela Ruffini deve rimanere al suo posto e merita il rispetto di chi ha partecipato ad una competizione elettorale ed ha ricevuto le preferenze necessarie a vedersi assegnato dalla legge uno scranno in Consiglio comunale.
Il resto rischia di essere solo strumentalità o peggio.
Detto questo, credo che per primo il sindaco Sergio Giordani e il vice sindaco Arturo Lorenzoni dovrebbero chiarire quali siano i requisiti minimi per far parte della maggioranza, per far partecipare i più radicali della “civica” coalizione alle decisioni di governo. O se sia il caso di prendere atto di una diversità di vedute talmente netta che porti al divorzio sul piano politico. Questo sì sarebbe legittimo, e forse potrebbe anche servire a sgombrare il campo da equivoci che alla lunga rischiano di indebolire una leadership già di per sè fragile.
Alberto Gottardo