Il pranzo della comunità a San Carlo, peccato non ci fossero quelli che sparano sempre a zero sull’Arcella

 

Domenica a pranzo in parrocchia a San Carlo, cuore dell’Arcella. Quel quartiere di cui spesso i padovani che non ci vivono, ritraggono come una sorta di Gomorra veneta. Sarebbe bello che al prossimo pranzo della counità quei padovani si siedessero con noi della parrocchia. E’ semplice e non costa nulla, perchè il pranzo della comunità funziona così: un gruppo di volontari prepara il primo, al secondo ci pensano i partecipanti, portando salato, contorno e dolci. Al mio tavolo c’erano persone di sette nazionalità diverse, un sacco di bambini che facevano una piacevole confusione.

Nei corridoi della parrocchia c’erano gli scout impegnati in una sorta di caccia al tesoro; al  bar i vecchiotti che giocavano a carte. Una signora al banco che chiede a mia moglie: “di dove sei”? e mia moglie che risponde “della Repubblica Dominicana” e l’anziana che sorride e dice “no, non mi interessa sapere la tua nazionalità, intendevo, dove abiti?”. Ecco, essere dell’Arcella secondo me è così, chiedere di dove sei in una maniera diversa, con un sorriso. Quelli che dicono “no, io i miei figli non li manderei a scuola all’Arcella” come mi ha detto un attivista non della Lega, ma del Pd, tempo fa, vuol dire non capire la bellezza di questo quartiere e in prospettiva, di questa Padova che proprio dal suo quartiere più popoloso e più vivace, può trovare nuovo slancio.

Alberto Gottardo, felice di essere tornato ad essere un cittadino dell’Arcella